la Repubblica, 26 maggio 2017
Lettera-bomba, grave l’ex premier Papademos
La crisi della Grecia torna, all’improvviso, a tingersi di sangue. Lucas Papademos, 69enne ex premier ellenico, è rimasto ferito dall’esplosione di una lettera- bomba scoppiata all’interno della sua auto blindata alle 18.45 di ieri nel centro di Atene. L’ex-presidente della banca centrale ha riportato lesioni lievi all’addome e una ferita più seria alla gamba destra ed è stato ricoverato in terapia intensiva all’ospedale Evangelsimos ma non sarebbe in pericolo di vita. L’ordigno – esploso quando Papademos ha provato ad aprirlo ha ferito in modo non grave pure l’autista e una guardia del corpo seduto a fianco del conducente.
Nessuno, fino a tarda serata, aveva rivendicato l’attentato. Negli ultimi mesi però la polizia greca ha intercettato diverse buste sospette indirizzate a funzionari greci, al ministero delle finanze tedesco e al Fondo Monetario Internazionale. Otto sono state sequestrate a marzo in un ufficio postale nel centro della capitale. Un pacco spedito alla sede di Parigi dell’Fmi è riuscito a superare tutti i controlli scoppiando in un ufficio postale della città francese e ferendo un impiegato. In quell’occasione il gruppo anarchico della “Cospirazione delle cellule di fuoco” si era assunto la responsabilità dell’attentato. Un’altra busta contenente proiettili e spedita all’Agenzia delle entrate è stata sequestrata dalle forze dell’ordine solo due giorni fa mentre una lettera bomba ha ucciso nel 2010 un assistente dell’allora ministro degli interni Michalis Chrysohoidis.
«Siamo scioccati, condanno questo gesto infame», ha detto il ministro per la Comunicazione, Nikos Pappas. Yannis Stournaras, presidente della Banca Centrale, si è recato subito in ospedale e ha parlato di «un attacco codardo».
L’attentato a Lucas Papademos colpisce uno degli uomini simbolo della drammatica crisi della Grecia in un momento delicatissimo per il salvataggio del Partenone. L’ex-governatore è stato chiamato nel novembre del 2011 alla guida del Paese dopo le dimissioni del premier socialista George Papandreou, costretto a lasciare la poltrona di Primo ministro dopo aver minacciato di convocare un referendum sui pesanti tagli chiesti dalla Troika in cambio degli aiuti finanziari necessari per evitare il crac. Il “tecnico” Papademos ha accettato l’incarico formando un governo di unità nazionale e ha chiuso i negoziati con Ue, Bce e Fmi, traghettando il Paese a nuove elezioni. E il suo “sì” all’austerity, primo dei tanti “sì” cui è stata costretta Atene negli ultimi anni, l’ha messo da sempre nel mirino degli antagonisti. Papademos si è dimesso a maggio 2012 passando il testimone a un altro tecnico, Panagiotis Prikamennos, prima del voto che ha visto vincitore il centrodestra di Antonis Samaras.
L’attentato di ieri torna ad alzare la tensione sul salvataggio della Grecia impegnata in queste ore nell’ennesimo braccio di ferro con i creditori. Il governo di Alexis Tsipras ha approvato la scorsa settimana l’ennesima manovra finanziaria imposta dall’ex-Troika che prevede nuovi aumenti alle tasse e il tredicesimo taglio alle pensioni. Le correzioni di bilancio degli ultimi anni – la condizione necessaria per sbloccare 330 miliardi di prestiti – hanno portato il Paese a bruciare il 25% del pil, riducendo del 30% il reddito disponibile delle famiglie e spingendo la disoccupazione al 25%. Ue, Bce e Fmi avrebbero dovuto approvare all’Eurogruppo di lunedì scorso – negli auspici di Tsipras – il via libera alla riduzione del debito ellenico, un passo forse decisivo per provare a mettere la parola fine alla crisi. Ma le resistenze dei tedeschi (restii a far concessioni prima delle elezioni d’autunno) e dell’Fmi hanno rimandato al 15 giugno il semaforo verde. Tra tre settimane Bruxelles cercherà una soluzione di compromesso, necessaria a scongelare i 7,4 miliardi di aiuti necessari alla Grecia per pagare i prestiti in scadenza a luglio ed evitare il default. Un copione già visto ma intricato e delicatissimo, su cui pesa ora come un macigno la lettera bomba di Atene.