Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2017  maggio 23 Martedì calendario

L’amaca

Un conto sono gli animali, un conto gli animalisti. C’è un animalismo che ama e protegge le bestie in quanto bestie, anelli della prodigiosa catena della vita che l’uomo crede di padroneggiare non capendo che ne è solo servitore e custode. Ma esiste e dilaga, nell’Occidente imbambolato, un animalismo antinaturalista che idealizza le bestie e le vezzeggia, e quel che è peggio le antropizza, con i cappottini, la cosmesi, la psicoterapia e altre svenevolezze.
Non si sa quanto Berlusca e Brambilla sappiano, in tema di natura, ma l’impressione è che tutto quel gingillarsi con cagnolini e gattini abbia ben poco del sacro vigore che soggioga noi naturalisti veri. Nell’orda nefasta delle nutrie o nel leprotto virale (liberati pochi anni fa da un pirla o da una pirla, oggi infestanti) vediamo la mano idiota dell’uomo, e invochiamo le fauci di lupi e volpi perché facciano un poco d’ordine, nel nome degli dèi. Se Brambilla e Berlusca vogliono davvero fondare il partito animalista si facciano fotografare, piuttosto che col cucciolo frou-frou, con il serpe scansato, il rospo negletto, il lupo scannatore, il cuculo ladro di nidi, il cinghiale con ghirlande di zecche. Quelli sì che sono gli animali. Il resto è campagna elettorale.