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 2017  maggio 19 Venerdì calendario

Rosatellum, per il Pd al Senato il soccorso del centrodestra

ROMA In aula una settimana dopo, il 5 giugno e non più il 29 maggio, ma la legge elettorale sarà approvata entro il mese prossimo alla Camera. Matteo Renzi ottiene quel che ha fortemente voluto, ma ora che una testo per la riforma sulla carta c’è (il suo), che il Pd su quello ha deciso di andare fino in fondo per strappare il Mattarellum bis entro l’estate, ecco che apre ufficialmente i battenti il gran bazar del Senato.
Perché se a Montecitorio il testo non incontrerà ostacoli e nel giro di poche settimane otterrà il via – come deciso ieri dopo una battaglia campale di due giorni l’ufficio di Presidenza convocato da Laura Boldrini ieri sera – il percorso si preannuncia in salita, ai limiti del proibitivo a Palazzo Madama. La maggioranza trasversale che si è formata in un ramo del Parlamento non regge al pallottoliere dell’altro Palazzo. All’appello mancano oggi una ventina di senatori. Ma le grandi manovre e le trattative sono appena iniziate. Dentro c’è di tutto, dalle aspettative dei leader alla sopravvivenza di peones e senatori monopartito.
IL GRUPPO È SERVITO (A PRANZO)
Mercoledì al ristorante “Il Bolognese” di Piazza del Popolo il capogruppo di Forza Italia Paolo Romani invita il presidente dei 22 senatori di Gal Mario Ferrara e il fondatore di “Idea” Gaetano Quagliariello. Sono pezzi, frange di centrodestra sparsi, dall’inizio della legislatura orientati in vario modo. «Bisogna dare vita a un gruppo sempre di centrodestra ma compatto, che faccia da interlocutore credibile quando il Pd aprirà i giochi anche al Senato sulla riforma», è stato l’invito del senatore, di certo il più sensibile tra i berlusconiani alle campane maggioritarie fatte risuonare da Renzi (e perciò inviso a tanti, tra i suoi). Nascono i nuovi “responsabili” per la riforma elettorale? Quando due giorni fa il fittiano Rocco Palese ha cercato di far saltare l’operazione («Sta nascendo un gruppo per aiutare l’approvazione della riforma al Senato, sono 12-13»), Quagliariello lo ha smentito. Salvo ufficializzare ieri la nascita del gruppo Federazione della libertà. Nasce con la benedizione di Berlusconi, intenzionato a farne l’altra gamba di una sorta di Ppe italiano. Ne fanno parte tra gli altri Carlo Giovanardi, Andrea Augello, Luigi Compagna, Cinzia Bonfrisco, ma anche il forzista in prestito Francesco Aracri. Dieci in tutto, che potrebbero lievitare fino a 13-14 con gli Udc di Cesa. «Non siamo come i renzini occulti, ma un gruppo di opposizione al governo e alle strane manovre Pd sulla riforma», precisa Quagliariello. Ma non basterebbero nemmeno loro, semmai decidessero di votarla.
QUOTA 160 (CHE NON C’È)
Il Mattarellum bis può contare ad oggi al Senato solo sui 98 Pd (e non tutti, se sono confermate le perplessità di Chiti e Casson, per esempio), sui 16 verdiniani di Ala, sui 12 leghisti. Stop. Per sommare a questi i 26 fondamentali centristi Ap di Angelino Alfano – e varcare la soglia necessaria dei 160 – Renzi dovrebbe intanto cedere sullo sbarramento: dal 5 al 3 per cento. E potrebbe non bastare ancora, dato che Maurizio Lupi alla Camera si è schierato come altri senatori sul no tout court. Per non dire dei 15 di Mdp che ieri Pierluigi Bersani ha ufficialmente schierato sulle barricate («Non c’entra un bel nulla con il Mattarellum, è un’invenzione pasticciata ad usum delphini») e di Beppe Grillo coi suoi 35 senatori: «È una nuova legge truffa, la porcata di Renzi che inganna i cittadini ma piace ai massoni». Tutto questo dovrebbe destare allarme nel segretario Pd. Se non è così è per due ragioni. Prima, perché sarà tutto da decifrare il posizionamento al Senato di Silvio Berlusconi (con 43 senatori). Secondo: l’imprevedibile riserva di insospettabili che all’occorrenza l’emiciclo di Palazzo Madama porta in dote a chi guida il vapore. C’è il gruppo Misto col suo esercito di 33, per non dire dei 22 di Gal. «A conti fatti – ragionava ieri il capogruppo Ferrara – il ritorno anche parziale ai collegi sarebbe la soluzione migliore per arginare l’antipolitica».