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 2017  maggio 19 Venerdì calendario

Il degrado alla Centrale e la marcia che divide

Milano «Ora annullate quella marcia!». Il nuovo caso di cronaca nera in arrivo dalla Stazione Centrale si trasforma nel giro di pochi minuti nell’ennesima polemica politica sul tema sicurezza e integrazione. Proprio nel giorno in cui in Prefettura era stata firmata l’intesa per l’accoglienza dei profughi e a poche ore dal corteo antirazzista, convocato per domani pomeriggio da un arcipelago di associazioni per chiedere che Milano, sul modello di Barcellona, abbatta ogni muro all’integrazione, è ancora la Centrale a finire in primo piano.
Un ventenne nato a Milano da padre tunisino e da madre italiana ferisce a colpi di coltello due militari e un poliziotto che lo avevano fermato per un semplice controllo. Finisce con un codice giallo e un codice verde. Si scatenano le reazioni della destra. «Annullare la marcia pro-immigrati per rispetto dei feriti»: la prima reazione è firmata Roberto Maroni, il presidente leghista della Regione che, espressa la solidarietà ai militari e al poliziotto, si rivolge, via Twitter, agli organizzatori del corteo antirazzista. «Si tratta di un episodio gravissimo che dimostra come siano assolutamente necessarie le operazioni di controllo della criminalità come quella di qualche settimana fa».
È il via. Il leitmotiv è trovato. A pochi minuti di distanza, ecco Mariastella Gelmini, ex ministro dell’Istruzione e ora coordinatrice lombarda di Forza Italia: «Chi marcia per l’accoglienza e chi si lamenta dei blitz ha ricevuto stasera (ieri, ndr ) una risposta molto chiara. La cronaca dei fatti chiede da chi amministra concretezza e buon senso. La realtà batte la propaganda». Nel coro non poteva mancare la voce di Matteo Salvini. «Chi va alle marce per i migranti è complice dei delinquenti. E quelli del Pd soni ignoranti e complici, razzisti con gli italiani. Altro che blitz: servono controlli via per via ed espulsioni di massa».
Il sindaco Beppe Sala prova invece a misurare le parole: «Questo fatto increscioso non cambia il nostro modo di pensare, ma ci spinge a essere ancora più attenti in ogni momento sui temi della sicurezza». Tocca al suo assessore al Welfare, Pierfrancesco Majorino (sinistra Pd), spazzare ogni dubbio sul corteo di domani pomeriggio: «La marcia anti-razzista non è minimamente in discussione. Non se ne parla nemmeno di disdirla».
Ancora la Centrale. Era il due maggio, solo due settimane fa. Elicotteri, poliziotti a cavallo, fermate delle metropolitane chiuse. Una retata in grande stile, un blitz concordato tra il prefetto Luciana Lamorgese e il questore Marcello Cardona, una risposta, forse, al profugo che dieci giorni prima aveva aggredito ancora un militare e un poliziotto in piazza Duca d’Aosta. Certamente una prova muscolare e una scena mai vista a Milano, almeno non in modo così imponente. Tanto che qualcuno, dalla sinistra più radicale, arrivò a parlare allora di «rastrellamenti». Lo stesso sindaco Sala, l’indomani, prese le distanze: «Certamente un maggior controllo della stazione e di piazza Duca d’Aosta è ciò che vogliono i milanesi ma iniziative del genere devono essere concordate e gestite assieme», sbuffò il sindaco: «Voglio capire i risultati raggiunti e se è stata fatta per gli incidenti che si sono verificati o è il primo passo per una strategia diversa».
L’assessore Majorino anche ora sostiene che quei distinguo e quelle prese di distanza rispetto al blitz erano sacrosanti. «Non abbiamo mai criticato la necessità di interventi continuativi, ma abbiamo semplicemente richiesto operazioni costanti e mirate. Oggi però il nostro pensiero va ai rappresentanti dell’ordine colpiti mentre svolgevano il loro lavoro».
Non basterà il coro ossessivo della destra: domani pomeriggio il corteo «Insieme senza muri» si farà. Da porta Venezia, la casbah di Milano, fino al parco Sempione. In marcia i partiti della sinistra (ma il Pd sarà senza bandiere), le associazioni laiche e cattoliche del volontariato e del terzo settore, volti noti della cultura e dello spettacolo, persino i centri sociali che annunciano contestazioni alle forze di governo che hanno voluto il decreto Minniti. Sala ha annunciato giorni fa la sua «convinta» adesione e la volontà di partecipare alla manifestazione sfilando con la fascia tricolore da sindaco. In piazza sono attese almeno diecimila persone.