La Gazzetta dello Sport, 19 maggio 2017
Tennis, la dura vita degli sparring. Giocano gratis contro i big
Strana la vita quando entri in campo e i riflettori sono puntati sugli altri. Tutti vogliono gli autografi dei grandi e tu ti ritrovi con loro. È la vita degli sparring partner, l’altra faccia del tennis. Si allenano coi campioni e vivono allo stesso tempo a un passo e lontanissimi dalle luci della ribalta. Jacopo Berrettini è stato lo sparring d’eccellenza di questo torneo. Il fratello di Matteo (sconfitto al 1° turno da Fognini) s’è allenato prima con Djokovic e poi sul centrale con Nadal (dopo il ritiro di Almagro di mercoledì). All’uscita dal campo del maiorchino, Jacopo ha preso i cappellini che i fans volevano far firmare a Rafa e li ha aiutati. Federico Gaio è molto più esperto di Berrettini, ma si è allenato con Cilic. «L’ho già fatto con Nishikori e Raonic, è bello imparare dai grandi».
VITA DA SPARRING Berrettini, Gaio e altri 5 ragazzi sono gli sparring degli Internazionali d’Italia. Li gestiscono Gabriele Bianco e Federico Toti, che lavorano al Practice Office. I tennisti sono Claudio Grassi, Giuseppe Fischetti, Giacomo Vianello, Antonio Zucca e Alessandro Colella. «Lo fanno per 4 o 5 ore al giorno – racconta Toti –. I campioni ci chiedono di giocare contro quello che più si addice alle caratteristiche dell’avversario che devono affrontare. Berrettini è il più richiesto, ma anche gli altri piacciono». Grassi è un giocatore particolare. Serve con la sinistra e poi cambia mano durante tutto il punto. S’è già allenato con Nishikori e Thiem. E poi c’è Vianello, romano e figlio di maestri di tennis. «Gavrilova se l’era portato a Londra per Wimbledon», racconta Toti. I magnifici 7 fanno gli sparring per crescere e acquisire nozioni per poter diventare maestri. «Non percepiscono alcun compenso – continua Toti –. Hanno un badge con un credito caricato, grazie al quale possono usufruire dei pasti». Giocano contro chiunque, sia uomini che donne. «Soprattutto le donne – conclude Toti —. Prima, avere lo sparring, era una tradizione soltanto delle giocatrici. Ora lo fanno tutti». E magari capita che gli sparring vengano «assunti» dai campioni per una stagione intera. «Aspetta, devo salutarti. Mi stanno chiedendo uno sparring». Già, la dura vita dietro ai riflettori.