Il Sole 24 Ore, 18 maggio 2017
E il Bitcoin fa il record
Il Bitcoin vola verso nuove vette. La più diffusa criptovaluta al mondo ieri quotava a 1.852 dollari, il valore più alto di sempre e cioè dal 2009, l’anno in cui è stato “estratto” il primo Bitcoin.
Se si pensa che alle origini costava un dollaro, diviene percentualmente quasi imbarazzante calcolarne la rivalutazione(+185.100%).
Nel corso del tempo la divisa ha però avuto anche dei momenti difficili. A fine 2013 già valeva oltre 1.100 dollari. Meno di un anno dopo era scesa sotto i 400 dollari. Da fine 2015 è però partita un’accelerazione che l’ha portata all’attuale territorio inesplorato. Da inizio anno il Bitcoin è salito dell’80%. Numeri da capogiro che dividono gli esperti tra chi teme una bolla speculativa e chi invece non ritiene irrazionale l’attuale ascesa. Il fattore che gioca a favore di questa criptomoneta è che è limitata. Secondo le regole per l’ “estrazione” fissate dall’ideatore (noto con lo pseudonimo Satoshi Nakamoto) il Bitcoin tende asintoticamente al limite di 21 milioni, limite che dovrebbe essere raggiunto a una trentina d’anni dalla nascita. Quindi stiamo parlando di una potenziale risorsa limitata. Che sia limitata è fuor di dubbio. Che diventi una risorsa dipende – e questo è il destino comune a tutte le valute, digitali o cartacee – da quanto verrà accettata come mezzo di scambio. E, paradossalmente, il fatto che nell’attacco informatico globale della scorsa settimana – che ha colpito aziende e organizzazioni di quasi 100 Paesi in tutto il mondo – gli hacker in alcuni casi abbiano chiesto riscatti proprio in Bitcoin, ha rafforzato la credibilità della moneta. Così come è stata rafforzata da quando viene utilizzata come moneta alternativa allo yuan da parte dei cinesi che vogliono esportare capitali all’estero, a fronte dalle misure protezionistiche imposte da Pechino.
In questo momento il mercato sta scommettendo sul fatto che in futuro cresceranno le piattaforme che accetteranno Bitcoin come moneta di scambio per acquistare beni e servizi. Ma si tratta di una scommessa con dei rischi. Basterebbe che gli utenti diminuiscano o che un governo importante si schieri contro per comprometterne il valore.
Va detto che il Bitcoin è la più importante- secondo CoinMarketCap detiene il 46% del mercato – ma non l’unica criptovaluta. E che negli ultimi mesi è cresciuto il numero di aziende che emettono delle criptomonete da utilizzare per acquisirne i servizi. L’ultimo caso della lista è della startup Gnosis che anziché raccogliere finanziamenti da venture capitalist ha lanciato un’offerta online di una moneta digitale (“initial coin offering”), raccogliendo 12 milioni di dollari in 12 minuti. A novembre la polacca Golem – che si autodefinisce una sorta di “Airbnb per i computer” – ha raccolto 8,6 milioni in mezz’ora coniando la propria criptomoneta. Difficile negare che in questa moda non si possano nascondere i germi di una futura bolla.