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 2017  maggio 18 Giovedì calendario

«Troppa burocrazia stop al Twiga al Sud». Polemica su Briatore

BARI «Oggi ho presentato con Farinetti un’iniziativa bellissima: porteremo in tutti gli Eataly del mondo il pecorino dei pastori sardi. Non mi voglio fermare però la burocrazia mi sta facendo davvero voglia di vendere tutto». Nelle ore in cui Stati Uniti e Russia si scambiano informazioni e l’Italia viene travolta dall’affaire Consip, una delle notizie più lette in rete (centinaia di migliaia di visualizzazioni, dieci mila condivisioni soltanto ieri sul sito di Repubblica) riguarda Flavio Briatore e il suo sfogo contro la burocrazia italiana. «Non mi interessa. Ma vuol dire che la gente è stanca» dice lui.
Mandiamo indietro il nastro: la Procura di Lecce lunedì sequestra per violazioni urbanistiche il Twiga di Otranto, il nuovo stabilimento a cui l’imprenditore aveva concesso il marchio. Si trattava di un’operazione importante, 60 dipendenti da assumere, che a causa del sequestro sono ora in stand by. Secondo la magistratura, si stava realizzando il tutto in un terreno agricolo. Viene così indagato il titolare della società e il progettista, ora candidato primo cittadino di Otranto e fratello del sindaco uscente. «Di questa storia non ne so niente, non è un mio investimento – si era sfogato ieri Briatore con Repubblica di Bari – Avevo soltanto ceduto una licenza e ora mi sono comunque ritirato. Però sono venuti a fare controlli tutti i giorni per un mese e mezzo, non so se anche agli stabilimenti è accaduto la stessa cosa. E se non avevano mai trovato nulla prima di ora, vuol dire che tutto era in regola. È la prova comunque che così non si può lavorare in Italia, evidentemente la burocrazia conta più di ogni altra cosa».
Parole che hanno scatenato un dibattito infinito – come fosse una nuova sceneggiatura di Ferie d’Agosto, il fortunato film di Paolo Virzì – tra due visioni culturali: chi dava ragione appunto a Briatore («ha detto una verità», «le imprese scappano») e chi invece rimarcava come il sequestro fosse figlio di varie violazioni di norme ambientali e che si stava cercando, semplicemente, di tutelare una delle spiagge più belle d’Italia. «Quello che è successo in Puglia è chiaro» ha rincarato ieri Briatore su Radio 24. «C’è molto poco rispetto per chi investe, sembra che dia fastidio. Capisco i controlli, ma ha vinto la burocrazia. C’erano ragazzi giovani pieni di entusiasmo, abbiamo trovato personale qualificato. Ma in Italia è così, la burocrazia è regina e non c’è nessun rispetto per chi investe. Ti vien voglia di dire basta, andare nei paesi dove la gente apprezza quello che fai. Se c’è qualcuno interessato ad acquistare le mie attività in Italia si faccia avanti, io vendo».
Seppur indirettamente hanno risposto a Briatore ieri le forze di Polizia. «I nostri controlli sono ad ampio spettro e non trascurano alcuna parte di territorio» ha detto il comandante provinciale dei carabinieri di Lecce, Giampaolo Zanchi, mentre la Guardia costiera ha ricordato come nei giorni scorsi siano stati bloccati anche altri due stabilimenti sempre nel Salento.
«Briatore» dice il sindaco di Otranto, Luciano Cariddi, «ha scontato il fatto di non essere gradito a molti. Si sta mettendo un discussione un piano regolatore approvato 30 anni fa e sempre applicato così: poi all’improvviso sono arrivati e hanno detto, “scusate abbiamo sbagliato”. Modalità e tempi insospettiscono».