Libero, 29 aprile 2017
Chi è Carmelo Zuccaro, la toga che sfida i mercanti di uomini. Fu in prima fila nel processo di Capaci
Chi lo conosce bene dice preferisca il silenzio al rumore. I fatti alle parole. Uno misurato nelle dichiarazioni, abituato a non intrattenersi con la stampa. Non per scortesia, ma per avversità ai riflettori. E soprattutto alla lusinga della celebrità. Non si può certo sostenere sia una toga d’assalto il procuratore di Catania, Carmelo Zuccaro, 61 anni il 15 agosto, oggi al centro del polverone politico e mediatico. Bufera scatenata perché il magistrato ha osato denunciare («senza avere al momento esibito prove processualmente utilizzabili»), probabili legami fra i trafficanti di migranti e alcune Organizzazioni non governative. Ong di cui il capo dei pm etnei, ha citato nomi, fatti e circostanze in una lunga audizione alla Camera, messa a verbale lo scorso 22 marzo 2017, mercoledì. Seduta numero quarantuno. Questa stessa ipotesi investigativa e la conseguente notizia di un fascicolo finalizzato a perseguire il reato in oggetto, sono diventati lo scandalo. Al posto del reato stesso. Grave e probabile, più che ipotetico. Così almeno si evince leggendo l’audizione del 22 marzo. Un magistrato Zuccaro, si diceva, poco incline alle dichiarazioni e deciso a portare avanti ciò che ha appena iniziato, per ricominciare subito dopo con un’altra inchiesta. Difficile indovinare uno spazio per incontrarlo, impossibile strappargli un’indiscrezione. Facile piuttosto vederlo chiuso nel suo Ufficio, al primo piano di piazza Verga a Catania, fino alle dieci della sera. È stato spesso così, fino a circa un anno fa. Poi da giugno 2016, cioè da quando è diventato capo della procura, la luce della sua stanza resta regolarmente accesa fino a quell’ora. Che il signor procuratore conosca la Sicilia e soprattutto Catania, è un’altra certezza. Qui è nato, ha studiato Giurisprudenza ed è diventato ufficiale della Guardia di Finanza (privilegio concesso soltanto ai 50 migliori laureati); qui Carmelo Zuccaro fa il magistrato da diversi anni e ai massimi vertici. Catania (non certamente per volontà) è di fatto la procura più esposta al problema migranti. Ha giurisdizione e competenza su quella parte di Sicilia su cui affacciano i porti che assorbono la maggior parte degli sbarchi: Messina, Pozzallo e Augusta, oltre a quello omonimo. Zuccaro ha preso in mano l’Ufficio e guida i pm che erano di Giovanni Salvi; adesso procuratore generale a Roma. Ed è proprio il dottor Salvi, come relaziona alla Camera il suo ex braccio destro «ad avere costituito un pool di magistrati aventi lo specifico compito di occuparsi del contrasto non soltanto del fenomeno migratorio clandestino, ma anche di coloro che organizzano il traffico di questi migranti». È novembre 2013 quando nasce questo gruppo di lavoro investigativo voluto da Giovanni Salvi, in conseguenza del tragico affondamento del traghetto nel mare di Lampedusa: 368 i morti. Zuccaro coordina il pool. È invece il 1981 (a 25 anni) quando vince il concorso in magistratura. La sua prima sede, dopo appena due anni, è Caltanissetta. Nel 1983, ricopre la carica di giudice presiedendo la Sezione Penale. Nel 1986 diventa Pretore a Paternò e vi rimane fino al 1989. Lo stesso anno entra a fare parte della procura di Catania, dove nel 1991 viene istituito per la prima volta il gruppo della Direzione Distrettuale Antimafia, coordinato proprio da lui. Nel 1996 ritorna a Caltanissetta, stavolta per presiedere la Corte D’Assise. È qui che si celebrano molti processi entrati nella storia. Sono infatti gli anni dei dibattimenti sulla strage di Capaci e su via D’Amelio Ter. Dal 2001 al 2009 Zuccaro è procuratore Capo a Nicosia. È il 2009 quando diventa procuratore aggiunto a Catania. E da quel giorno rimarrà nel capoluogo etneo ai vertici dell’Ufficio. La procura di Catania, quando gli viene affidata, è aggettivata come «importante e di frontiera» dal vicepresidente del Csm, Giovanni Legnini, che oggi fa sapere che il Comitato di presidenza «vaglierà le dichiarazioni di Zuccaro» Da aggiunto, passa a procuratore capo al plenum con 16 voti, contro i sette di Carmelo Petralia, procuratore di Ragusa che ha guidato l’inchiesta su Veronica Panarello. La mamma di Santa Croce Camerina, accusata di aver assassinato il figlio Loris Stival. Il giorno della nomina, Carmelo Zuccaro ha detto: «Orgoglioso per l’incarico ricevuto di dirigere uno degli uffici giudiziari più importanti, ma anche consapevole delle responsabilità che ci sono e del lavoro da fare. Nonostante il grande lavoro fatto negli anni scorsi, c’è ancora da fare per diffondere il senso di legalità».