14 marzo 1979
Dopo la puntata di “Acquario” il pretore Salmeri interviene sul Corriere della Sera in difesa della moralità
«Ero consapevole che nella chiamata alla trasmissione televisiva poteva esservi iI proposito di espormi al ridicolo, alla derisione e ho affrontato il rischio nella speranza di far prendere coscienza della gravità del problema stesso e della sua connessione con la violenza e in genere col marasma che affligge la società italiana. Ma la fantasia e l’ingegnosità di Costanzo hanno superato ogni previsione.
Potevo infatti aspettarmi che comparissero a contrastarmi una femminista ad oltranza o un’attricetta, ma non che addirittura mi si mettesse a confronto quella famosa «Cicciolina» che impunemente si esibisce in volgari ed osceni spogliarelli e in triviali discorsi nelle radio e nelle tv private e persino nei canali nazionali e che si è presentata ora ad Acquario con quell’abbigliamento e con quelle pose per lo meno sconvenienti che tutti hanno visto.
Lascio la faccenda all’autorità giudiziaria competente, alla quale a suo tempo ho trasmesso degli articoli di stampa che parlavano dell’attività spavalda della «Cicciolina» e agli organi responsabili della decenza delle trasmissioni radiotelevisive. A me rimane l’amarezza di non aver potuto dibattere con la compostezza e la serietà che mi aspettavo i problemi scottanti della pubblica moralità e di non aver potuto approfondire la questione relativa alla censura cinematografica. Talune espressioni dell’Insigne uomo politico presente in studio hanno rafforzato il timore, oggi diffuso con un senso di scoramento negli ambienti sani della società italiana, che Parlamento e governanti si facciano travolgere, forse ormai a breve scadenza, da una interessata e diabolica corrente che, travolgendo anche una precisa noma costituzionale, vorrebbe affidare la disciplina dei costumi alla spontanea determinazione di una cosiddetta società in evoluzione e quindi all’imperio di sfruttatori del più bassi istinti e all’arbitrio di individui corrotti, pochi ma potenti e strepitanti di fronte ad una maggioranza silenziosa, che chiede ancora allo Stato la difesa dei valori fondamentali di un consorzio civile e del diritto di educare, formare e salvaguardare i propri figli minori garantito dagli articoli 30 e 31 della Costituzione.