19 febbraio 1979
Si uccide perché lei lo lascia. Spara alla moglie malata e poi a se stesso
TRIESTE — Due drammi sabato sera a Trieste: nella solitudine delle rispettive abitazioni, un giovane si è ucciso perché era stato abbandonato dalla ragazza ed un uomo ha sparato alla moglie ammalata tentando poi il suicidio. In una casetta dell’altipiano Carsico il trentenne Radivol Carli (un ragazzo esuberante: campione di tiro al bersaglio e animatore dell’attività di una discoteca) è stato sopraffatto dalla delusione sentimentale e si è tolto la vita sparandosi. Più complesse le origini del secondo episodio. Giuseppina Zalar, 54 anni, ed il marito Dino, 53 anni, vivevano da circa un anno in via Sterpeto 4, nell’alloggio prestato loro dalla madre della donna. Consideravano questa soluzione provvisoria in attesa di decidere se rimanere a Trieste oppure tornare in Australia, dove hanno lasciato i due figli. I coniugi Zalar erano infatti emigrati nel 1961, quando molti triestini lasciarono la città attratti dalle offerte di lavoro che provenivano da quel lontano continente. E come tanti altri, anche Giuseppina e Dino Zalar sentirono prima o poi la nostalgia di casa, tuttavia ancora indecisi se considerare definitivo il loro rimpatrio. L’ottobre scorso però Giuseppina Zalar viene improvvisamente colpita da una semiparalisi che la immobilizza a letto. Ricoveri ospedalieri e tentativi dei medici non danno speranza e pace ai due coniugi: le condizioni della donna non migliorano e il marito ne soffre. «Se Giuseppina non riacquista la capacità di camminare», diceva spesso, «per noi non c’è più ragione di vita, né a Trieste, né in Australia». Giorni fa, riporta a casa la moglie e sabato sera il dramma ha una sequenza preordinata, come provano le tracce rimaste nell’alloggio. L’uomo prepara un disperato messaggio: poi spara tre volte contro la moglie e contro se stesso. I colpi fanno accorrere i vicini di casa che chiamano i soccorsi. I due coniugi arrivano all’ospedale ancora in vita, ma ormai in coma.