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 2017  aprile 28 Venerdì calendario

Le ong alleate dei trafficanti di uomini?

Il giudice Carmelo Zuccaro, capo della procura di Catania, ha accettato di farsi vedere in televisione con quelli di Agorà
, e forse ha fatto male, perché adesso lo accusano di essere andato in cerca di pubblicità a proposito di un’inchiesta che per il momento procede senza prove.  

Che inchiesta?
L’inchiesta sui volontari che salvano i migranti in mare e che Zuccaro, e non solo Zuccaro, sospettano siano manovrati dagli stessi trafficanti. L’allarme è partito dalla Centrale operativa della Guardia costiera, che si trova a Roma in un palazzone del quartiere Eur. Qui, attraverso i computer, si vede quello che succede nel Mediterraneo e da qui si spostano le unità che si trovano al limite delle acque libiche perché vadano a soccorrere chi è in difficoltà. Quelli della Guardia costiera si sono accorti che da un anno a questa parte il modo di operare dei trafficanti è cambiato.  

In che modo?
Fino all’anno scorso i disperati da spedire in Italia venivano stipati di preferenza su barconi di legno che in qualche modo tenevano il mare. Adesso li si carica invece su gommoni mezzi sgonfi che sono in grado di stare a galla per poche miglia. Però vicino a questi gommoni corre anche una moto marina, cavalcata da un trafficante. La moto guida il gommone verso le navi che si vedono all’orizzonte, al di là della linea delle acque libiche. Quando è il momento, il tizio che ha guidato il gommone fino a quel punto lo affida a uno dei migranti, che in questo modo si paga il viaggio. Poi salta sulla moto marina guidata dal trafficante e con quella i due rientrano in Libia. Il gommone avanza intanto faticosamente verso le navi che lo soccorreranno, e infatti saranno proprio queste navi a farsene carico e a portarli in Sicilia, di preferenza in uno dei porti che cade sotto la giurisdizione del procuratore di Catania, Carmelo Zuccaro. C’è poi la questione del telefono  

Che telefono?
Un tempo i trafficanti provvedevano a mettere a disposizione dei migranti anche un telefono satellitare. Con quello avrebbero potuto chiamare soccorso. Alla sala operativa dell’Eur hanno infatti assunto parecchie persone che parlano i dialetti arabi e africani, e sono in grado di capire le richieste d’aiuto. La telefonata permetteva anche alla società Thuraya che gestisce il sistema satellitare di individuare al massimo entro mezz’ora il punto da cui era partita la richiesta d’aiuto. Nel 2015 la metà dei soccorsi è stata attivata in questo modo. Adesso invece due volte su tre il soccorso non arriva grazie a una telefonata, ma a seguito di un avvistamento cosiddetto casuale, da parte di una nave o di un aereo. Chi è responsabile di questi «avvistamenti casuali»? Il sospetto è che lo scafista che ritorna a casa su una moto d’acqua si sia messo d’accordo con una nave di volontari, che se ne sta al largo ad aspettare con l’aria di svolgere opera di beneficienza e che invece sarebbe al servizio dei trafficanti. La quantità di denaro che il commercio umano muove è tale che il sistema si può permettere l’acquisto di navi e di droni.  

Chi sono questi volontari alleati dei trafficanti?
Badi che non ci sono ancora prove da esibire in un processo, come hanno ribadito ancora ieri il ministro Minniti, il presidente della commissione parlamentare sui migranti, Nicola Latorre, e anche lo stesso procuratore di Catania. Assieme alla nostra marina e alle imbarcazioni di Frontex (che comunque si tengono indietro rispetto alla linea delle acque libiche) operano in quel tratto di mare nove ong, cioè organizzazioni non governative che non hanno o non dovrebbero avere fini di lucro. Sono in genere associazioni francesi, spagnole e tedesche. Zuccaro dice che non ci sono dubbi di nessun tipo sulle ong più antiche e strutturate, come Medici senza frontiere o Save the Children. Lo stesso Valerio Neri, che guida Save the Children, ha detto: «Quando girano così tanti soldi, non si può escludere qualche affare sporco».  

Quali sono le ong sospettate?
Quella che sta in cima ai mali pensieri di tutti (ma ripeto: non ci sono per ora prove tali da rendere possibile un processo) è la maltese Moas, fondata nel 2014 dal filantropo americano Chris Catrambone e da sua moglie Regina. Hanno messo in mare una nave da 40 metri, che si chiama Phoenix e batte bandiera del Belize. Sorvolano il Mediterraneo con un aereo, l’anno scorso adoperavano anche due droni al costo di 400 mila euro al mese. Intervistata, Regina Catrambone ha detto: «Ben vengano le indagini della magistratura, noi siamo pronti a fornire la massima collaborazione. Questa campagna di discredito verso di noi però non aiuta. Perché facciamo quello che facciamo? Per dare seguito alle parole di papa Francesco. Dalla prima missione del 2014 fino ad oggi abbiamo salvato 33 mila persone».  

La politica che dice?
La politica fa l’unica cosa che le riesce bene: polemizza. Di Maio, partendo da una lettura forzata di un rapporto Frontex, attacca le ong, senza distinguere tra buoni e (eventuali) cattivi. Salvini gli dà manforte. Sono chiaramente cercatori di voti a destra. Il difensore più fervente delle ong è invece Roberto Saviano. Tutta gente - direi - che per ora parla a vanvera. Se lo stesso, sospettosissimo in cerca di gloria, procuratore Zuccaro dice di non avere ancora le prove, questi qui sanno loro come stanno le cose?