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 2017  aprile 27 Giovedì calendario

La caccia a Igor costa 200mila euro al giorno

Altri 200 uomini per dare la caccia a Igor, il killer di Budrio latitante dall’inizio di aprile. Il totale delle forze impegnate ogni giorno nel delta del Po, così, sale a 1.200 unità. E i costi lievitano: da ieri, con gli ulteriori rinforzi, per mantenere la task force inviata dal Viminale usciranno dalle casse pubbliche circa 200mila euro al giorno. Cifra che comprende, oltre allo stipendio giornaliero medio di ciascun agente delle Forze dell’ordine, il compenso per le ore di straordinario (almeno tre al giorno per ognuno), le spese di missione e per gli alberghi (molti uomini provengono da fuori) e i costi per i mezzi. 
La ricerca di Norbert Feher, alias Igor Vaclavic, dura dal 1 ̊ aprile, giorno dell’uccisione del barista Davide Fabbri a Budrio, in provincia di Bologna. Da allora, il dispositivo delle Forze dell’ordine per catturare il serbo, nel frattempo indagato, oltre che a Bologna, anche a Ferrara e Ravenna per gli omicidi della guardia ecologica Valerio Verri (8 aprile) e del metronotte Salvatore Chianese (del 2015), è stato via via aumentato per volere del ministro dell’Interno, Marco Minniti: secondo una stima prudenziale, la task force di poliziotti e carabinieri è costata finora circa quattro milioni di euro. 
La caccia prosegue senza sosta. Casolare per casolare; cascina per cascina. Lunedì sera, tra Argenta e Portomaggiore, sono state perquisite tutte le abitazioni ai lati della strada provinciale. Il raggio delle ricerche si sta allargando rispetto alla “zona rossa” iniziale, fissata tra le oasi naturalistiche di Marmorta e Campotto. La speranza è che Igor commetta quel passo falso in grado di indirizzare le Forze dell’ordine, e i cani molecolari, sulla traccia giusta. Ieri mattina c’è stato un nuovo blitz delle squadre speciali. Stavolta in un casolare a Consandolo, nel ferrarese. Il blitz dei militari è durato circa un’ora. All’interno della struttura, le Forze dell’ordine hanno trovato un materasso adagiato a terra. Secondo i rilievi della Polizia scientifica, che ha portato via alcuni reperti dall’area ispezionata, potrebbe trattarsi di uno degli ultimi rifugi del latitante. Agli investigatori, un residente della zona ha mostrato un cumulo di legna ammucchiata sotto il quale è stato scavato un buco nel terreno. «Il Venerdì santo non c’era», ha detto l’uomo riferendosi alla cavità, «poi è spuntata. Ho chiamato i carabinieri, che sono venuti con i cani molecolari, e hanno confermato il passaggio di Igor». 
Gli investigatori hanno la certezza che il ricercato possa contare su posti sicuri in cui nascondersi, salvo uscire per procacciarsi cibo e acqua. 
Non è l’unica traccia emersa nelle ultime ore nella zona delle ricerche. In un garage-ripostiglio vicino ad un altro casolare, è stato rubato un kit di pronto soccorso completo di bende, garze e disinfettante. Ad accorgersi della sparizione è stato il proprietario dello stabile, che però non ha saputo dire agli investigatori la data del furto. Adesso gli esperti del Ris dei carabinieri dovranno appurare se le garze e i cerotti ritrovati nel furgone trovato l’8 aprile a Molinella, nel bolognese, e abbandonato da Igor prima di darsi alla fuga, siano compatibili con il kit scomparso. Resta in piedi, tuttavia, anche l’ipotesi che Igor abbia lasciato l’Italia a bordo della piccola imbarcazione, poco più di una zattera, sparita il 10 aprile. 
I funzionari del ministero dell’Interno italiano sono in costante contatto con i loro colleghi serbi. Ieri c’è stato un nuovo colloquio telefonico tra Minniti e il suo omologo di Belgrado. La Serbia sta girando all’Italia le informazioni su Igor. Vaclavic è nato nel 1981 a Subotica, nel nord della Serbia, non lontano dal confine con l’Ungheria. Il ricercato, dunque, avrebbe 36 anni e non 41, come invece risulta dagli atti processuali italiani. A carico di Igor, hanno confermato fonti serbe, esiste un fascicolo con decine di furti e un caso di violenza sessuale, datato inizio 2000. E presto gli inquirenti italiani potrebbero ricevere il dna dell’uomo, così da confrontarlo con quello recuperato fuori dal bar di Budrio e del furgone abbandonato.