18 settembre 1979
La battaglia tra Taraki e Hafizullah Amin
KABUL — Sono sessanta o settanta gli esponenti del regime vittime dei sanguinosi scontri nel palazzo presidenziale che venerdì sera hanno portato alla eliminazione (anche fisica: sembra ormai sicuro) dal presidente Nur Mohammed Taraki o alla sua sostituzione in tutte le cariche che ricopriva, con il primo ministro Hafizullah Amin. Nella capitale afghana le notizie circolano con estrema cautela, ma appare possibile ricostruire con una certa approsimazione gli avvenimenti che hanno portato al colpo di palazzo. Taraki, appena ritornato a Kabul dalla conferenza del non allineati dell’Avana e dai colloqui (con relativo abbraccio davanti alle telecamere) avuti con Breznev e Gromiko il 1° settembre a Mosca aveva convocato una riunione del consiglio superiore della rivoluzione proponendosi di mettere un freno, forse anche su consiglio di Mosca, ai metodi brutali dal suo primo ministro Amin.
Informato, Amin fin dal primo pomeriggio di venerdì avrebbe fatto circondare dalla truppa il palazzo presidenziale. Verso le 16 è stata udita una forte esplosione all’interno dal palazzo, seguita da numerosi colpi di arma da fuoco. Sembra che i due schieramenti, al momento dalla resa dei conti, si siano impegnati in una vera e propria battaglia. Nello scontro Taraki sarebbe stato ferito mortalmente (sarebbe poi morto lunedi mattina all’ospedale). Anche il capo dalla polizia «guardia del corpo di Taraki, Sayed Taroon (che si sarebbe schierato contro il presidente: ieri il suo nome è stato dato a una città) insieme a numerosi altri esponenti sarebbero rimasti vittime della sparatoria: il nuovo leader li ha definiti «martiri». Eliminato Taraki, per Amin rimaneva però il problema di non perdere l’appoggio di Mosca. Sabato avrebbe avuto un lungo colloquio con l’ambasciatore sovietico Puzanov. Solamente domenica, superate la diffidenze di Mosca, ha potuto essere annunciato il mutamento al vertice (dal Corriere della Sera)