16 settembre 1979
Colpo di stato in Afghanistan. Taraki forse ucciso, tutto il potere ad Hafizullah Amin
KABUL — Un’atmosfera di mistero avvolge ancora il «colpo di palazzo» che ha destituito il presidente dall’Afghanistan Mohammad Taraki; né del tutto chiare appaiono le intenzioni del suo successore Hafizullah Amin. Il brusco cambiamento di potere è stato annunciato stasera. Corre voce che Taraki sia stato assassinato durante una sparatoria, che sarebbe avvenuta venerdì scorso nel palazzo presidenziale. Il nuovo capo dell’Afghanistan ha avuto un colloquio definito «preliminare» con l’ambasciatore sovietico a Kabul; poi Amin ha rivolto un discorso al Paese, discorso ritardato — non si sa perché — di un’ora. Amin ha parlato per una ventina di minuti, affermando che l’Afghanistan vuol continuare ad avere relazioni fraterne con i Paesi comunisti e cerca inoltre legami amichevoli con i vicini pachistani e iraniani.
Mentre dimostrazioni popolari sono in corso in diverse città dell’Afghanistan, fra le varie ipotesi sugli sviluppi della situazione si fa anche quella di un eventuale cambiamento di rotta da parte di Amin. L’esercito dell’Afghanistan, con l’aiuto dell’URSS, è duramente impegnato da tempo contro i combattenti della «guerriglia santa», i musulmani che si oppongono all’introduzione del marxismo. Le manifestazioni potrebbero anche essere «azioni controrivoluzionarie» e il governo sarebbe impegnato ad arginarle. Questa seconda ipotesi appare per ora più probabile. La tesi ufficiale secondo la quale il presidente Taraki, malato, ho voluto lasciare il potere ad Amin è stata accolta con scetticismo dagli osservatori a Kabul. Questi rilevano che, da venerdì sera, nessuno ha più rivisto l’ex capo di stato. Una violenta esplosione, avvenuta venerdì sera nel palazzo presidenziale (che è stato poco dopo circondato da carri armati) fa ritenere agli osservatori che il passsggio dei poteri non sia avvenuto senza violenza. La grande incognita di questi cambiamenti alla testa del regime afghano resta l’atteggiamento futuro dell’esercito (dal Corriere della Sera del 17 settembre)