6 agosto 1979
Afghanistan, che cosa c’è dietro la ribellione di Bal Hissar
La notizia di una ribellione (o ammutinamento) nel forte di Bal Hissar non dovrebbe meravigliare: non è la prima. La France-Press, molto attenta agli avvenimenti afghani, ricorda le rivolte, fra i militari governativi, nelle città di Herat e di Gialal Abad in marzo e aprile: e in tempi più recenti brigate corazzate sono passate, nelle province meridionali del Paese, alle formazioni dei guerriglieri. Ma Bala-Hissar è nelle vicinanze di Kabul, la capitale: ed è questo che deve preoccupare il governo del presidente Taraki. Significa che la guerra santa sta espandendosi in ogni direzione e che, probabilmente, si sta stringendo intorno al cuore stesso del Paese
La capitale è fortemente presidiata. I carri armati (made in URSS) sono piazzati ovunque: nei recinti dei ministeri, attorno alla sede della televisione, sulla strada che conduce all’aeroporto, agli sbocchi delle principali arterie. Gli elicotteri sono sempre pronti al decollo. Alle undici di sera, quando scatta il coprifuoco, i riflettori illuminano a giorno i profili brulli delle montagne e la fatiscente periferia. Una ribellione militare alle porte di Kabul vuol dire che l’influenza dei guerriglieri islamici ha ormai una grande — forse irresistibile — forza di penetrazione: e che tra le file dell’esercito governativo si sta facendo strada quello stesso massiccio sentimento di rivolta — provocato da una comune fede religiosa — che consenti a Khomeìni. nell’Iran, di vincere praticamente inerme i quattrocentomila soldati pluriarmati dello scià
Anche a Herat c’era stata, nel marzo scorso, una ribellione. Finì nel sangue. Arrivarono gli aerei governativi e fecero un massacro. Secondo una stima mai completamente smentita, i morti furono quindicimila. Durante un colloquio avvenuto il mese scorso a Kabul, il primo ministro e ministro degli esteri, Hafizullah Amln, mi disse che quella di Herat non era stata affatto una ribellione, essendo la popolazione locale fedele al governo: ma che si trattava di «migliaia e migliaia di infiltrati iraniani». Sarà difficile sostenere ora che Bala-Hissar fosse occupata da migliaia di infiltrati stranieri. (Ettore Mo sul Corriere della Sera)