Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 1979  agosto 06 Lunedì calendario

Afghanistan, che cosa c’è dietro la ribellione di Bal Hissar

La notizia di una ribellione (o ammutinamento) nel forte di Bal Hissar non dovrebbe  meravigliare: non è la prima. La France-Press, molto attenta  agli avvenimenti afghani, ricorda le rivolte, fra i militari governativi, nelle città di Herat e di Gialal Abad in marzo e aprile: e in tempi più recenti brigate corazzate sono  passate, nelle province meridionali del Paese, alle formazioni dei guerriglieri. Ma Bala-Hissar è nelle vicinanze di Kabul, la capitale: ed è questo che deve preoccupare il governo del presidente Taraki. Significa che la guerra santa sta  espandendosi in ogni direzione e che, probabilmente, si sta stringendo intorno al cuore stesso del Paese
La capitale è fortemente  presidiata. I carri armati (made in URSS) sono piazzati ovunque: nei recinti dei ministeri, attorno alla sede della  televisione, sulla strada che  conduce all’aeroporto, agli sbocchi delle principali arterie. Gli elicotteri sono sempre pronti al decollo. Alle undici di sera, quando scatta il coprifuoco, i riflettori illuminano a giorno i profili brulli delle montagne e la fatiscente periferia. Una ribellione militare alle porte di Kabul vuol dire che l’influenza dei guerriglieri  islamici ha ormai una grande — forse irresistibile — forza di penetrazione: e che tra le file dell’esercito governativo si sta facendo strada quello stesso massiccio sentimento di  rivolta — provocato da una comune fede religiosa — che consenti a Khomeìni. nell’Iran, di vincere praticamente inerme i  quattrocentomila soldati pluriarmati dello scià
Anche a Herat c’era stata, nel marzo scorso, una ribellione. Finì nel sangue. Arrivarono gli  aerei governativi e fecero un massacro. Secondo una stima mai completamente smentita, i morti furono quindicimila. Durante un colloquio avvenuto il mese scorso a Kabul, il primo ministro e ministro degli esteri, Hafizullah Amln, mi disse che quella di Herat non era stata affatto una  ribellione, essendo la popolazione  locale fedele al governo: ma che si trattava di «migliaia e migliaia di infiltrati iraniani». Sarà difficile sostenere ora che Bala-Hissar fosse occupata da migliaia di infiltrati stranieri. (Ettore Mo sul Corriere della Sera)