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 1979  agosto 26 Domenica calendario

Ronchey dà ragione a Berlinguer, l’austerità ci vuole

«Sta di fatto che una politica di austerità è oggi la sola possibilità nell’ordine delle cose razionali. L’economia italiana è un sistema di trasformazione pura, che deve importare tutte le materie prime e gran parte dei prodotti agricoli. Ha subito la massima sottrazione di reddito reale a causa dell’esplosione dei prezzi del petrolio, proprio mentre i costi del lavoro per unità di prodotto aumentavano più che nelle altre società industriali. Ora la nuova tassa petrolifera, che per l’Italia è doppia rispetto alle perdite di altre nazioni, elimina le ultime risorse disponibili, che potevano servire per comporre o mitigare le contese tra ceti e categorie sulla distribuzione del reddito.
Lo scialo di benzina che s’è visto nell’estate, per esempio, è o non è consumo di massa? Né dal punto di vista generale delle masse è lecito concludere che «se l’economia è in crisi peggio per l’economia», poiché alla  fine sarà peggio comunque per le masse. Si può discutere invece sui consumi non riducibili e si possono ripartire gli oneri  secondo un codice di  corresponsabilità fra tutte le forze politiche e sociali, sapendo bene che senza una condotta responsabile verso la società delle categorie di reddito più alto, e una severa politica dello Stato verso i ceti o gruppi irresponsabili, non è mai lecito aspettarsi niente.
Questa non è solo un’opinione del comunista Berlinguer. Già il liberale Keynes osservava che l’immensa accumulazione di capitale fisso realizzata con grande beneficio dell’umanità nel mezzo secolo precedente la prima guerra mondiale, per esempio la costruzione delle ferrovie lasciata quale «monumento alla posterità», non sarebbe stata possibile senza limitare i consumi, ma che d’altra parte non sarebbe stato possibile limitare i consumi se le classi di reddito maggiore avessero speso le nuove ricchezze «per i propri piaceri» anziché  risparmiare e accumulare «come le api» in un’epoca nella quale «il dovere del risparmio  riassumeva i nove decimi dell’imperativo morale». Così era in quell’età che pure fu detta belle époque» (Alberto Ronchey sul Corriere della Sera).