27 aprile 1979
Trovato un biglietto d’addio scritto da Mastronardi alla moglie Lucia Lovati
VIGEVANO - «Cara Lucia, non ce la faccio più. Grazie per avermi voluto bene e assistito. Grazie per la Maria. Perdonami, tuo Lucio». Poche brevi righe drammatiche, scritte con grafia incerta sul foglio a quadretti di un blocknotes. Forse rappresentano l’ultimo scritto di Lucio Mastronardi, 48 anni, l’autore del romanzo «Il maestro di Vigevano». Lo scrittore è scomparso da martedì mattina dopo avere detto alla moglie Lucia Lovati, 38 anni, che sarebbe andato in ospedale per analisi del sangue. La lettera d’addio trovata dalla moglie soltanto ieri mattina in uno dei cassetti della scrivania ha reso più improbabili anche le ultime residue speranze di trovare ancora vivo lo scrittore. Ora le ricerche nel Ticino sono state intensificate. I vigili del fuoco hanno continuato a scandagliare il corso d’acqua fino a Pavia. Da oggi le battute per cercare di recuperare il corpo verranno circoscritte a 300-400 metri di distanza a valle del ponte ferroviario, da dove si presume che Lucio Mastronardi abbia messo in atto il disperato proposito. Prima di fare intervenire i sommozzatori del gruppo di Genova, si cercherà anche di scandagliare le decine e decine di insenature e fosse che costellano la vallata del fiume. Verranno ispezionati anche i numerosi capanni che sorgono ai margini del Ticino. Lo scrittore — dicono amici e conoscenti — conosceva queste zone alla perfezione per averle ampiamente descritte nei suoi romanzi e racconti. «Un maestro — dicono a Vigevano — aveva un amore per il fiume. A volte vi passava intere giornate in solitudine con i suoi problemi, le ansie, le insoddisfazioni di una vita sempre movimentata e introversa». Forse pensando alla sua malattia Lucio Mastronardi ha scritto l’ultimo messaggio alla moglie e alla figlioletta e ha deciso di farla finita. Quando martedì mattina verso le 7,50 è uscito dalla sua abitazione di via Naviglio Sforzesco 24, aveva già fissato il suo appuntamento con la morte e le è andato incontro sotto l’acqua scrosciante, rivivendo scene descritte nel suoi libri. In via Milano, dal solito giornalaio ha comprato un quotidiano del mattino e si è incamminato verso il passaggio a livello, in direzione del ponte sul Ticino dove si perdono definitivamente le sue tracce. (Giuseppe Gallizzi sul Corriere della Sera del 28 aprile)