23 febbraio 1979
La Libia aumenta del 5% il prezzo del suo petrolio
«La Libia ha aumentato il prezzo del suo petrolio del 5 per cento. Sono così ormai nove i paesi produttori dell’Opec che hanno già ritoccato le quotazioni. A dare l’annuncio è stato ieri un portavoce della Occidental Petroleum Corp., una delle maggiori acquirenti statunitensi di petrolio libico, precisando che il rincaro è stato pari a circa 68 centesimi di dollaro per barile. La decisione della Libia segue di pochi giorni quella dell’Abu Dhabi e del Qatar, che avevano stabilito un rialzo del 7 per cento. La tensione che si sta verificando sul fronte delle quotazioni del petrolio (nonostante l’annuncio dato ieri dall’Iran di un’imminente ripresa delle esportazioni di greggio), è il segno concreto di una manovra che vari paesi produttori di grezzo stanno conducendo nei confronti dell’Arabia Saudita. Obiettivo di queste pressioni sarebbe quello di convincere l’Arabia Saudita, che è il maggiore produttore mondiale di petrolio, a convenire sull’opportunità di un ulteriore aumento del prezzo ufficiale del greggio. L’aumento del prezzo del petrolio deciso dalla Libia ha suscitato ieri preoccupazioni negli ambienti petroliferi italiani. Infatti, se l’aumento stabilito dall’Abu Dhabi e dal Qatar non provocava problemi all’Italia, dal momento che le nostre importazioni da quei paesi ammontano al solo 3 per cento del fabbisogno nazionale, nel caso della Libia la questione è più grave. La Libia, infatti, fornisce all’Italia circa 14 milioni di tonnellate annue di greggio, pari a circa il 13 per cento dei nostri approvvigionamenti. Tuttavia è ancora presto per lare stime precise. Non si sa ancora se l’aumento deciso dalla Libia sarà generalizzato oppure limitato alle «eccedenze». L’ipotesi meno favorevole di questi aumenti del petrolio libico (che è di qualità leggera, molto richiesta) farebbe ascendere a circa 70 miliardi di lire l’anno (5,5 miliardi al mese) il maggior costo cui andrebbe incontro il nostro paese» (Corriere della Sera).