16 novembre 1979
Berlinguer interviene nel CC del Pci e dà torto ad Amendola
ROMA — Chiusura inaspettata del Comitato centrale del Pci. Berlinguer ha preso la parola e risposto con toni pacati, talvolta amichevoli, a Giorgio Amendola. Ma nella sostanza ha respinto con vigore le critiche del vecchio capo storico comunista, e ha rivendicato la validità della linea complessiva del partito su tutti i fronti: non si possono chiedere alla classe operaia solo sacrifici, ha detto In sostanza. La linea stessa dell’austerità — ha aggiunto — non può che essere legata, nella visione dei comunisti, alle lotte per trasformare il paese. Non si tratta — ha insistito — di ripristinare il vecchio sistema di sviluppo, ormai Irrimediabilmente in crisi. Un compito — ha precisato — che comunque non si concilierebbe con la natura, i caratteri e le idealità del PCI. SI tratta, invece, di aprire nel paese una fase nuova, caratterizzata da profondi mutamenti. «Non ci siamo mai trovati — ha ammesso il segretario del PCI — di fronte a compiti cosi impegnativi, ma non possiamo ritirarci. Altrimenti sarebbe una sconfitta senza battaglia». Berlinguer è salito alla tribuna del comitato centrale all’improvviso, verso la fine della mattinata. Con il suo inatteso intervento deve aver convinto la platea, se dopo il suo discorso nessuno ha più voluto prendere la parola, e anche Ingrao e un’altra decina di dirigenti hanno ritirato il loro nome dall’elenco degli oratori. Con un voto unanime il massimo organo politico del PCI ha dunque ribadito, al di là delle polemiche suscitate da Amendola, l’impostazione e la strategia del partito. Nell’intento di raggiungere questo oblettivo Berlinguer ha deciso di intervenire di persona nel dibattito, ma in questo modo lo ha anche chiuso. Dopo c’è stata solo una breve replica di Chiaromonte, puramente formale e, ovviamente, pienamente in linea con le tesi del segretario» (dal Corriere della Sera del 17 dicembre).