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 1979  ottobre 16 Martedì calendario

Sindona si fa ritrovare a New York in una cabina telefonica. Fine del finto sequestro

«Ciò che in quell’ottobre 1979 non era ancora noto, era che, per anni, insieme, Calvi e Sindona avevano combinato colossali malaffari e si trovavano ormai ai ferri corti. Calvi doveva molto al collega siciliano: era stato lui a presentarlo a Gelli e a introdurlo ai segreti dei paradisi fiscali, agli astuti meccanismi dei depositi fiduciari, mettendolo in contatto con banchieri internazionali decisamente disinvolti. Però, non era stato riconoscente, anzi, si era rifiutato di salvarlo: quando Sindona gli aveva chiesto di mettere duecentocinquanta miliardi nella liquidazione della sua banca, che gli avrebbero consentito la cancellazione dell’accusa di bancarotta fraudolenta e la revoca del mandato di cattura, Calvi glieli aveva negati. In realtà, l’ambizioso, e a quanto pare ingrato, Calvi pensava di rimpiazzare Sindona in certi affari non proprio limpidi
con la politica e il Vaticano e di appropriarsi, come poi fece, di quello che era stato il disegno di Sindona a partire dal 1969: creare, con l’appoggio dello Ior, un fronte compatto di finanza cattolica, patrocinato soprattutto da Andreotti. Progetto che andò in porto in pochi anni. Sindona era vendicativo. Nel 1977, ricercato e latitante, si era ormai convinto di essere stato scaricato dal venerabile Gelli a favore di un Calvi in vertiginosa ascesa. Nel 1979, Sindona riparò a New York e da lì provò a ricattare chiunque, Gelli, Andreotti, il Vaticano, lo stesso Calvi, il quale, ben conoscendo il personaggio, lo sapeva capace di tutto ed era convinto che fosse stato lui a far assassinare Ambrosoli, come sarà confermato dalle sentenze. Il 16 ottobre Sindona si fece ritrovare dalla polizia americana in una cabina telefonica di Manhattan, segno questo della sua intenzione di vuotare il sacco. Fu allora che Calvi, terrorizzato, cominciò a tormentare Maria Angiolillo: aveva bisogno di una talpa dentro la procura di Roma che potesse anticipargli le mosse di Sindona. Maria, che conosceva tutti e tutti coltivava, seguendo la logica del «non si sa mai», era amica del capo della procura Giovanni De Matteo. E si era già fatta un’idea su come sperare di avere qualche confidenza dal magistrato: trovando un lavoro a suo figlio, alla Rizzoli o al Banco Ambrosiano» (Bruno Vespa e Candida Morvillo).