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 2017  marzo 27 Lunedì calendario

Viñales sa anche combattere e Rossi riesce a stupire se stesso

LOSAIL La fine era nota ma la strada per arrivarci è stata magnifica, piena di deviazioni una più eccitante dell’altra, ricca di eroi e aspiranti eroi, di sorprese e delusioni, della paura di non poter correre per colpa della ridicola pioggerellina che, caduta dopo la Moto2, aveva messo in crisi l’asfalto, e del sollievo di riuscire a farcela dopo un posticipo di 40’ e la riduzione dei giri da 22 a 20.
La prima gara dell’anno in MotoGp non poteva essere più bella ed è giusto che a vincerla sia stato l’uomo del momento. Maverick Viñales, dominatore dell’inverno e grande favorito, l’ha sfangata secondo pronostico davanti a uno straordinario Andrea Dovizioso e a un Valentino Rossi che, al 222° podio in carriera, ha come sempre ristabilito in gara il corso naturale delle cose che i test sembravano avere sovvertito: ma quando si dice che uno è un animale da corsa, oltre che una leggenda, non si racconta un luogo comune, bensì una verità scientifica dello sport.
Alla fine comunque il dato più forte e chiaro è che anche l’ultima incognita su Viñales – la sua resa nel corpo a corpo – è stata risolta: il duello con Dovizioso dal 14° al 19° giro è stato fantastico, pieno di sorpassi e controsorpassi, di attacchi mai folli e nervi sempre sotto controllo. E lui l’ha vinto. Partito cauto dalla pole in 5ª posizione, ha raccontato che «quando gli altri hanno cominciato a spingere l’ho fatto anch’io». Poi, al momento del contatto con la vetta, ha dovuto stendere un Dovizioso enorme. Il ducatista, al terzo 2° posto di fila in Qatar, ha condotto a lungo, cavalcando la Rossa con freddezza da pokerista e acrobazie da cowboy. Solido e maturo, se non ce l’ha fatta nella battaglia finale è perché il pacchetto Viñales-Yamaha era superiore, ma il segnale per il futuro è chiaro: Dovi può lottare per il titolo.
E il segnale è chiaro anche per Valentino. Settimo al primo giro, è risalito come milioni di volte in questi 22 anni e a un certo punto, intorno a metà strada, girava anche più veloce di Viñales. Il colpo di coda non è arrivato, ma le sue parole inducono all’ottimismo: «Se avessi dovuto scommettere su di me non l’avrei mai fatto. Ma non abbiamo mai mollato e mi sono pure divertito: ora ho capito il modo per procedere».
Dopo gli eroi vengono gli aspiranti Zarco e Iannone. Il francese, campione di Moto2 all’esordio in MotoGp, ha fatto 6 giri in fuga a cannone prima di cadere, ma merita un applauso per il coraggio. E un po’ lo merita anche Iannone, che è restato in battaglia al 2° posto prima di finire pure lui a terra («Per colpa mia») all’11° giro: la Suzuki del 2016, dunque, non era forte solo per Viñales. La magnifica sorpresa è invece l’Aprilia, che con Aleix Espargarò conquista un 6° posto a 7” dai primi: considerato da dove è partita quando è rientrata in MotoGp nel 2015, è come una vittoria. Anzi, un trionfo.
Le delusioni infine si chiamano Marquez e Lorenzo. Marc ha chiuso pallido 4° dopo una buona metà gara; Jorge ha chiuso 11° a 20” da Dovizioso. Che l’apprendistato in Ducati fosse complicato si sapeva, ma così no: Rossi, per dire, all’esordio con la Rossa nel 2011 arrivò 7° e già si parlava di flop. Che cosa dovremmo dire di Jorge adesso? Forse è meglio sospendere il giudizio e aspettare qualche gara. Noi il tempo l’abbiamo, perché questa MotoGp ci sa esaltare anche con nuovi attori. Chissà se ce l’avrà anche Lorenzo.