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 2017  marzo 27 Lunedì calendario

Dalla disperazione ai 303 milioni. Ecco come il cinese Yonghong Li ha salvato l’operazione Milan

MILANO Trecentotre milioni per salvare l’operazione Milan. Che è stata a un passo dal saltare, dopo che persino Yonghong Li, il broker lasciato solo dagli altri investitori e finanziatori cinesi, aveva quasi perso le speranze di trovare i soldi necessari. Li ha trovati, dopo una settimana di trattative febbrili, con una firma arrivata alle 9.45 di sabato mattina tra Londra, Milano e Hong Kong. Soldi per chiudere, ma – cosa ben più importante per i tifosi – anche per gestire la società, mercato compreso, almeno per la stagione 2017/2018, che è già finanziata.
Andiamo con ordine, perché tanti sono stati i dubbi di questa infinita trattativa e, finalmente, qualcosa si sta chiarendo. Se – come ormai sembra – la vendita si concluderà il 14 aprile (il 13 è stato scartato anche per ragioni scaramantiche: non è una battuta) davanti al notaio Giacomo Ridella è perché il fondo americano Elliott (con sede a Londra) all’ultimo è stato convinto a finanziare l’affare, grazie alla mediazione di Marco Fassone (ad in pectore) e dell’avvocato Riccardo Agostinelli (studio Gattai, Minoli, Agostinelli). Non gratis, certo: i tassi di interesse sono alti, dal momento che si parla di un prestito ottenuto in tempi rapidissimi che, a garanzia, ha le azioni del Milan (quindi, nel caso Li non riuscisse a onorare i debiti, Elliott diverrebbe azionista del Milan, un po’ come Unicredit lo è stato della Roma).
Gli interessiVediamo nel dettaglio l’operazione, così come la raccontano fonti vicine alla trattativa: 180 milioni sono erogati da Elliott alla Rossoneri Lux, la nuova società che comprerà il Milan con fondi tutti raccolti fuori dalla Cina. Saranno indispensabili per arrivare al closing (il resto viene dal patrimonio personale di Li e da altri finanziamenti): su questi, il tasso sarà dell’11,5% (con alcune fee che ne aumenteranno la redditività). Elliott dopo presta altri 73 milioni alla Rossoneri Lux che poi «scendono» al Milan attraverso un prestito inter-company e che vengono subito girati alle banche per finanziare i debiti nel breve tempo. Un paio di mesi dopo il closing, poi, il finanziamento ponte verrà trasformato in un bond che serve a «rimpacchettare» i 73 e prevederà anche una tranche ulteriore di 50 milioni per supportare la gestione del Milan. Sui 73 e sui 50 il tasso di interesse che dovrà pagare il Milan sarà del 7,7%, dunque ben più sostenibile. Il tutto fa 303 milioni.
Il salvataggioOssigeno puro per un affare che, dopo il 3 marzo, ha davvero rischiato di saltare. Tante le difficoltà affrontate da Li, di natura tecnica, politica e, dunque, finanziaria. Frenato dalle difficoltà a ottenere le autorizzazioni in Cina (è stata per esempio aggiunta un’intervista cui le autorità possono sottoporre l’investitore anche a mesi di distanza) e dall’ostilità del governo cinese verso gli investimenti all’estero, soprattutto nei settori dell’entertainment e dello sport, Li è stato costretto a rinunciare al fondo con altri investitori e poi a trovare le risorse tutte fuori dalla Cina. Il punto è che, come finanziatori, aveva ancora banche cinesi che, nonostante lavorassero con filiali all’estero, erano comunque influenzate dagli ordini di Pechino. Ecco perché, quando il 3 marzo il closing è saltato, la fiducia ha cominciato a scendere. Li, costretto a pagare a Fininvest un’ulteriore caparra per ottenere una dilazione al closing e non perdere i 200 milioni già versati, si è spinto a rilanciare con altri 20 milioni finanziati sostanzialmente al buio e con altri 30 versati quando, con Elliott, aveva solo un accordo non vincolante.
Il debito ridottoIn tanti conti difficili, ne emerge uno positivo. Il debito del Milan, che al momento della firma del contratto preliminare ammontava a 220 milioni, in questi mesi si è ridotto: tutto compreso ora arriva a 190 milioni. Non poco, certo, ma in linea con altre società italiane di calcio dello stesso livello (quello dell’Inter è attorno ai 350 milioni). Questo consentirà a Fassone di trattare con l’Uefa i termini del fairplay finanziario da una posizione migliore. Con i finanziamenti ottenuti il Milan è già autosufficiente per gestire la stagione 2017-2018, mercato compreso: dopo, si vedrà. Potrebbero sbloccarsi i soldi dalla Cina, oppure Li sarà costretto a ricapitalizzare. Magari, è l’augurio dei tifosi, qualche soldo lo avrà portato il Milan conquistando la Champions.