Il Sole 24 Ore, 27 marzo 2017
Un comma blocca il bonus Inail
Fino a 50 milioni per le start up innovative restano bloccati in un comma. Fondi che l’Inail potrebbe investire in forma indiretta, sottoscrivendo quote di fondi comuni specializzati, oppure diretta con partecipazioni o nuove costituzioni di realtà ope ranti negli ambiti di interesse dell’Istituto. Ma un rimando infelice nella legge di Bilancio congela tutto.
Quello che molti non sanno, infatti, è che l’Inail già da anni – dopo la fusione con l’Ispesl – svolge attività di ricerca. Lo fa in ambito “protesico e riabilitativo” nei centri di Volterra (Pisa) e di Vigorso di Budrio (Bologna), con i suoi presidi presso il Cto Alesini di Roma e a Lamezia Terme (in apertura). È in corso, per esempio, il trial clinico della mano artificiale brevettata insieme all’Istituto italiano di tecnologia di Genova. In altri laboratori di ricerca, invece, si studiano tecnologie dedicate alla prevenzione della salute (isoscheletri indossabili per la riduzione del peso sulla colonna vertebrale, sensori per ridurre i rischi di lavorazioni altamente pericolose, e così via).
«Non vogliamo rubare fette di mercato, ma partecipare al processo produttivo di brevetti che abbiamo seguito fin dalle prime fasi progettuali, senza obiettivi di utile», afferma Giuseppe Lucibello, direttore generale Inail.
La legge di Bilancio per il 2017, in prima battuta, parla chiaro: le attività delle start up su cui investirà l’Inail dovranno essere «finalizzate all’utilizzazione industriale dei risultati della ricerca», come si legge al comma 82, articolo 1 della legge 232/2016. «Si tratta di partecipare al trasferimento tecnologico e allo sviluppo di attività imprenditoriali legate a prodotti coerenti con la mission dell’istituto», aggiunge Lucibello.
Peccato che, sul punto delle risorse da utilizzare, la legge di Bilancio non sia altrettanto chiara: il comma 84, nell’intento di definire la copertura finanziaria di queste operazioni, prevede la possibilità di rimodulare le risorse Inail già destinate ai fondi di investimento immobiliari chiusi promossi sul territorio. Inoltre, come accade per tutti gli enti pubblici, per legge è richiesta l’adozione di un regolamento di disciplina (alla cui stesura stanno già provvedendo gli uffici Inail), da sottoporre all’approvazione dei ministeri del Lavoro e dell’Economia, senza contare che ogni singola operazione di investimento andrà comunque autorizzata di volta in volta.
La norma, così scritta, è di «immediato impedimento», secondo il direttore generale Inail, anche perché le risorse destinate ai fondi immobiliari a cui si fa riferimento «sono relative ad anni passati, riguardano una competenza finanziaria passata e non sono più disponibili», aggiunge. «È da tre mesi che aspettiamo una risposta dal ministero dell’Economia – fa sapere Lucibello -. Se il problema era definire il budget disponibile, bastava fare riferimento all’autorizzazione già concessa per le operazioni finanziarie». Il riferimento è legato a risorse già autorizzate per un totale di 460 milioni, di cui 200 milioni sono già stati investiti in una società di turnaround costituita su iniziativa di Cdp. Del budget che avanza Inail metterebbe sul piatto una disponibilità teorica per le start up innovative pari a 50 milioni, di cui un paio di decine avrebbero già una possibile collocazione.
Nel frattempo il ministero dell’Economia, interpellato sul punto, non dice come intende risolvere l’impasse, ma l’intera operazione rischia di saltare se non si chiarisce questo aspetto, probabilmente correggendo la norma con un’altra norma.