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 2017  marzo 23 Giovedì calendario

Sbirro, parola spiegata a chi non è calabro o siculo

A molti lettori che non siano calabresi o siciliani, l’epiteto di «sbirro» riferito a don Luigi Ciotti in quel di Locri può risultare oscura, seppur negativa. Che cosa significa sbirro?
Non si tratta, stavolta solo (o soltanto) del cosiddetto «sentire mafioso». Sotto i Borbone il nome di Salvatore Maniscalco, ricorda il Dizionario biografico degli italiani Treccani, fu nome di terrore. Per garantire l’ordine pubblico mandò in giro per la Sicilia squadre di gendarmi a cavallo e mise in piedi: «una efficiente rete di spie e di informatori e col reclutamento di collaboratori negli ambienti della criminalità, ora contrastata nelle sue forme più organizzate, ora favorita per i servigi resi in funzione della stabilità politica».
L’insulto nasce così. È quindi sbirro un invididuo (a prescindere dalla divisa indossata) delatore, doppio, inaffidabile. «Cu di li sbirri si fa amicu | ci appizza lu vinu e li sicarri», chi si fa amico degli sbirri ci perde vino e sigari, si legge nel Giorno della Civetta di Leonardo Sciascia: e il proverbio è in bocca ad un mafioso.
«Sei uno sbirro» è detto per indicare uno che fa la spia. «Sbirro a cavallo» lo aggrava; «Sbirro sull’Alfetta» ne è la versione moderna, che ho sentito dire 25 anni fa e più ad un mio amico, sia pure per scherzo. Carne venduta sono invece gli sbirri in quanto tutori dell’ordine, perché essi si sono venduti allo Stato.
Sbirro don Ciotti, dunque, sbirro chi gli va appresso, sbirro il vescovo di Locri, sbirri quelli che vanno in piazza contro le mafie. Perché l’invito è a farisi l’uffizio d’i pàrrini, farsi l’ufficio dei preti, ossia la recita del breviario e muto. Cornuto e sbirro è il delatore maligno in misura oltre il normale, perché uno così dev’essere almeno tradito da moglie, madre o sorella (o tutt’e tre insieme). Essere come gli sbirri di Pulcinella vuol dire essere tanti ed agguerriti. E via sbirreggiando.
Solo una volta ho sentito usare sbirro in segno affettuoso. Tanti anni fa in Calabria, davanti allo sguardo birichino di una neonata, il commento fu: «è proprio sbirriceja», è proprio una piccola sbirra. È una furbacchiotta che non si fa mettere nel sacco. Ma è difficile che chi ha offeso don Ciotti volesse fargli un complimento. I pannolini li ha smessi da tempo.