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 2017  marzo 20 Lunedì calendario

Buonuscite d’oro, meritate (o eccessive?)

Le cosiddette «buonuscite» hanno sempre fatto discutere, ma sono finite nel mirino dell’opinione pubblica soprattutto con la crisi del 2008. Il termine comprende sia il 
compenso corrisposto a chi lascia prima della scadenza del mandato per sua volontà o per volere dell’azienda – e quindi è una sorta di incentivo all’uscita – sia l’indennità di anzianità corrisposta al momento della cessazione del rapporto di lavoro, quindi il Tfr (quella che un tempo si chiamava «liquidazione») e più lungo è il periodo e più alta sarà la cifra. 
Le buonuscite sono cresciute negli anni come i compensi, ma quando ha cominciato a soffiare il vento dell’austerity hanno cominciato a calare e non sono corrisposte se il rapporto finisce perché il top manager ha raggiunto risultati oggettivamente inadeguati. Anche se più basse, sono meritate o eccessive? «Le indennità, in Italia, rimangono troppo alte», commenta Arnaldo Camuffo, capo del Dipartimento di Management dell’Università Bocconi. E non si tratta di un’opinione personale. «Il Codice di autodisciplina delle società quotate prevede che l’indennità non superi un determinato importo o un determinato numero di anni di remunerazione. Ma la direttiva europea prevedeva un tetto di due annualità». Il limite di due anni di stipendio si è perso per strada. Ma per far ritrovare la retta via ai Comitati per la Remunerazione, che decidono le policy aziendali in merito, ci ha pensato il Comitato per la Corporate Governance di Borsa Italiana, che nella relazione annuale 2016 dà tre consigli. Il primo è di ridurre l’ammontare facendo riferimento a parametri certi. Il secondo è di prevedere la sospensione o di chiederne la restituzione a fronte di performance aziendali, anche ex post, negative. Il terzo è una maggiore trasparenza. 




Cesare Romiti (Fiat) 105,3 milioni in 24 anni
Alessandro Profumo (Unicredit) 40,05 milioni in 12 anni
Matteo Arpe (Capitalia) 37,4 milioni in 7 anni
Luca Cordero di Montezemolo (Ferrari) 27 milioni in 13 anni
Paolo Cantarella (Fiat) 20 milioni in 25 anni
Roberto Colaninno (Olivetti) 17 milioni in 15 anni
Cesare Geronzi (Generali) 16,7 milioni in un anno
Giovanni Bazoli (Banca Intesa) 15 milioni in 25 anni
Carlo Puri Negri (Pirelli Re) 14 milioni in 20 anni
Andrea Guerra (Luxottica) 11,4 milioni in 10 anni
Riccardo Ruggiero Telecom Italia 10 milioni 6 anni
Federico Ghizzoni Unicredit 10 milioni 10 anni
Pierfrancesco Guarguaglini Finmeccanica 10 milioni 10 anni
Fausto Marchionni Fondiaria-Sai 10 milioni 40 anni
Paolo Scaroni Eni 8,3 milioni 13 anni
Flavio Cattaneo Terna 7,64 milioni 9 anni
Fulvio Conti Enel 6 milioni 9 anni
Marco Patuano Telecom Italia 6 milioni 26 anni
Alessandro Pansa Finmeccanica 5,53 milioni 2 anni
Enrico Cucchiani Banca Intesa 3,6 milioni 2 anni
Corrado Passera Banca Intesa 1,12 milioni 9 anni
 

La Top Five Usa 2017 (in milioni di dollari) 
Rex Tillerson (Exxon Mobil) 180 milioni
Gary Cohn (Goldman Sachs) 123 milioni
Jamie Dimon (Jp Morgan)  28 milioni
Marissa Mayer (Yahoo!) 23 milioni
Elaine Chao (Wells Fargo) 5 milioni