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 2017  marzo 20 Lunedì calendario

Gianni De Biase: «La mia Albania vi fa paura, per questo ci portate su un’isola»

Gianni De Biasi, 60 anni e lo storico viaggio dell’Albania agli scorsi Europei: come arrivate alla sfida contro l’Italia?
«Non bene. Abbiamo qualche assenza di troppo: Mavraj, dell’Amburgo, è infortunato, Djimsiti, dell’Avellino e Berischa sono squalificati: sono i due centrali e il portiere. Mica male contro Belotti e Immobile».Per il mestiere di portiere, alla Lazio è esploso Strakosha: toccherà a lui?«Sta facendo bene: è giovane, ma può darsi».Vista l’emigrazione albanese, si narra sia un ct sempre in viaggio: come si trova?«Mi dica la sigla di un aeroporto e le dirò dov’è, più o meno. In effetti, giro molto, per vedere e parlare con i giocatori. Germania, Svizzera, Turchia, Croazia e, ovviamente, Italia».Belotti capocannoniere e Immobile on fire: che effetto fa?«Mi spaventa abbastanza, avrei preferito che in cima ai bomber del campionato ci fossero degli stranieri, almeno non li avrei avuti contro. Belotti è un anno solare che sta andando a manetta, ma il dramma è che non c’è solo lui: Immobile, Insigne, Candreva. Davanti, all’Italia non mancano le alternative».Lei non ha difesa: prenderebbe Romagnoli o Rugani?(sorriso). «Entrambi. Forse Romagnoli è più pronto, ma Rugani è ancora più di prospettiva».Per voi è l’ultima spiaggia?«Diciamo che è una sfida fondamentale: se non la perdiamo rimaniamo in corsa. Anche se è difficile, in ogni caso».A Genova, nell’amichevole del 2014, in tribuna c’erano quasi più albanesi che italiani: sarà lo stesso a Palermo?«Per Genova, toglierei il quasi, e fu molto bello. A Palermo saranno decisamente meno: del resto, credo che la scelta fatta dalla Federcalcio, su un’isola, sia stata strategica. Uno adopera le armi che ha: si vede che avevano paura di un’altra invasione. Magari hanno scelto Palermo anche per un altro motivo».Ovvero?«Per scaramanzia: per l’Italia, due partite e due vittorie. Ma noi non andiamo in nessuno degli hotel dei ritiri di quelle avversarie. L’ho controllato personalmente: “Qui c’è stato l’Azerbaigian”, mi dissero. E io: “Ecco, in questo non ci andiamo”».Altra specialità del ct albanese: dover convincere a scegliere l’Albania gente che ha doppi-tripli passaporti. Come funziona?«Chiamate, messaggi, discorsi: ma l’importante è che uno abbia voglia, al di là della bravura».Come andò con Januzaj?«Messaggi via WhatsApp al padre, in due, tre lingue: dall’inglese all’albanese. Non mi ha mai risposto».Come’è cambiata l’Albania?«Io la chiamo la Cina vicina: la mano d’opera costa meno che da noi, ma ci sono lavori di buona qualità, ed è molto più vicina».Com’è cambiata la sua Nazionale?«È una squadra un po’ più organizzata, che ha una considerazione diversa degli avversari e la consapevolezza di aver raggiunto un buon livello. C’è un problema: forse abbiamo toccato il nostro apice».Il mondiale a 48 squadre sarà una chance prendibile?«Credo sia un obiettivo raggiungibile, se continuiamo di questo passo: il guaio è che non ci sono giovani che possano dare subito un nuovo impulso».E lei dove sarà?«Se ci saranno i presupposti, potrei anche continuare: c’è rispetto e considerazione».Da ct Conte si sentiva in «garage», lei?«È un lavoro che mi piace, anche perché posso allenare. E poi la qualità della vita è fantastica: stress concentrati in un periodo brevissimo, e tempo per la preparazione delle partite. Nei club sei sempre sotto pressione».Come vede Juve-Barcellona?«Mi auguro non sia il Barcellona del ritorno con il Psg, ma quello con il Deportivo. Però la Juve è più forte rispetto a Berlino: negli elementi, e dal punto di vista della qualità dei singoli. E non è ancora arrivata al top».Restiamo a Spagna-Italia, ma tra Nazionali: chi arriverà prima?«All’inizio la Spagna era favoritissima, poi il campionato ha aiutato molto gli azzurri. Ci siamo avvicinati molto».Il suo futuro da allenatore: Italia o estero?«Se potessi scegliere, Spagna o Inghilterra, di corsa».Quanto è stato vicino a diventare ct dell’Italia?«Tanto. Ma non ho rimpianti, io vivo il presente».Come si dice, sarà per la prossima volta.«Non penso. Credo che i treni passino una volta sola».