la Repubblica, 20 marzo 2017
«Poco carismatico ma attento agli ultimi è perfetto contro Angela». Intervista a Thomas Brussig
BERLINO. Il cento per cento di voti incassato ieri da Martin Schulz al congresso dei socialdemocratici tedeschi ha impressionato anche Thomas Brussig. Insieme all’incredibile esplosione di consensi registrata dal partito negli ultimi due mesi. Ma in quest’intervista, lo scrittore berlinese cresciuto dietro il Muro con un nuovo romanzo, finalmente, in uscita – prova a spiegare con il consueto acume anche lo “Schulz-Hype”.
Brussig, cosa pensa di Martin Schulz?
«Anzitutto, sa perché lo conosco? Grazie a Silvio Berlusconi. Cominciai a notarlo quando il vostro presidente del Consiglio lo insultò come ‘kapò’ nazista al Parlamento europeo. Quell’episodio gli diede grande notorietà».
Lei è cresciuto nella vecchia Germania comunista. Non le fa un po’ impressione quel 100% di voti con cui la Spd lo ha incoronato?
«Certo, sulle prime mi ha ricordato la Ddr. Ma la verità è un’altra. È che non c’era un contro-candidato. Il partito è riuscito a compattarsi attorno a Schulz. La sfida più importante è quella contro Merkel».
Un segno di maturità o una mancanza di dialettica interna?
«Direi di maturità. Ci sono voci molto diverse dentro il partito, com’è ovvio che sia. Ma in questo momento le discussioni vengono messe da parte».
Ma non l’ha sorpresa questo boom di consensi?
«Certo, anche per me questo successo è stata una sorpresa: con quell’aria un po’ piccoloborghese, quella voce nasale, insomma non si può dire che sia un uomo carismatico. Ha un polveroso charme da funzionario Spd».
Gerhard Schroeder o Willy Brandt erano più carismatici?
«Né l’uno né l’altro. Schroeder era molto ‘mediatico’. Brandt non era carismatico: era popolare. È diverso. Helmut Schmidt era carismatico. Ma in Germania non è necessariamente qualcosa di positivo».
Perché?
«Abbiamo avuto qualche problemino storico. Dopo il 1945 c’è una certa diffidenza verso i politici carismatici. Fanno la felicità dei cabarettisti, ma la gente comune è più cauta».
Quindi come si spiega questo consenso enorme?
È l’unica spiegazione per il fatto che strappi voti all’Afd?
«Mi viene in mente anche questo: mentre l’Afd sbraita perché i soldi dei profughi vengano dati ai tedeschi, Schulz dice: dateli ai profughi, ma dobbiamo riconoscere che anche tra i tedeschi c’è un problema di povertà. L’altro argomento che potrebbe convincere molti a rinunciare all’Afd è che è un voto di protesta, mentre quello per la Spd è un voto per un cambio di governo».
Questa spinta a sinistra della Spd cosa significa per il futuro della Germania?
«Anzitutto, che ha colmato un vuoto che si era creato a sinistra della Cdu e che impediva sinora ai due partiti in quell’area di avvicinarsi davvero, ossia la Spd e la Linke. Adesso è possibile spezzare quell’incantesimo che sembrava condannare i socialdemocratici eternamente alla coabitazione con il partito di Angela Merkel».
A lei piace Schulz?
«Faceva il libraio, io faccio lo scrittore: direi che tutto combacia».