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 2017  marzo 20 Lunedì calendario

I tribunali del Sud smaltiscono più arretrato

È tutto occupato dai tribunali del Sud Italia il podio della classifica degli uffici che nel 2016 hanno smaltito più contenzioso civile arretrato. Secondo i dati del ministero della Giustizia aggiornati al 31 dicembre dell’anno scorso, è infatti il tribunale di Avezzano (L’Aquila) quello che ha aggredito di più lo stock (-23,9%), seguito da Foggia (-20,5%) e da Matera (-18,6%). Tutti e tre ben al di sopra del dato nazionale, che segna una riduzione del 4,2 per cento.
Sono performance importanti, anche perché riferite solo alle cause civili contenziose, quelle più complesse; sono infatti esclusi fallimenti, esecuzioni e i procedimenti non “litigiosi” (come le separazioni consensuali). La percentuale di smaltimento va letta anche alla luce dei dati iniziali: in fondo alla classifica ci sono uffici che già partivano con un arretrato contenuto. E all’ultimo posto c’è il tribunale di Napoli Nord, istituito a settembre 2013 e che ha quindi uno stock in formazione.
Avezzano resta al primo posto anche analizzando solo l’arretrato “patologico”, cioè le cause in corso da più di tre anni, che il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, ha deciso di sfoltire per migliorare il servizio ai cittadini e arginare i costi. Infatti, i procedimenti con più di tre anni in primo grado (più di due in appello e più di uno in Cassazione) superano la “durata ragionevole” e possono produrre, a loro volta, altro contenzioso per ottenere i rimborsi della legge Pinto (la 89 del 2001).
Per aggredire l’arretrato ultratriennale il ministero ha varato dal 2014 il programma «Strasburgo 2» messo a punto dall’allora direttore dell’organizzazione giudiziaria Mario Barbuto, con al centro l’applicazione ai processi del metodo first in first out, che impone di iniziare a smaltire i fascicoli più vecchi, da cui potrebbero scaturire richieste di risarcimento. I primi risultati, in questi anni, ci sono stati: lo stock “patologico” del contenzioso civile in tribunale è infatti calato del 23,4% dal 2014 al 2016 e quello delle corti d’appello del 22,5 per cento. Fa eccezione la Cassazione, dove i procedimenti in corso da più di un anno sono aumentati del 9,6% in due anni, come evidenzia una ricerca di Fabio Bartolomeo, direttore del dipartimento di statistica della Giustizia (si veda l’articolo sotto). 
Di certo, tenere sotto controllo l’arretrato è uno degli obiettivi dei tribunali. A Sulmona, che nell’ultimo anno ha ridotto le pendenze del 16% e quelle ultratriennali del 30,7%, «ho avviato un programma ad hoc alcuni anni fa», spiega Giorgio Di Benedetto, presidente del tribunale abruzzese destinato alla chiusura, prorogata al 2020 per il terremoto. «Sulmona è un tribunale laboratorio, che ha sofferto di forti scoperture di personale (circa il 40% fra i magistrati) ora in parte ripianate con giovani, dove è stata fatta una profonda riorganizzazione, una forte informatizzazione (tutti i fascicoli sono stati digitalizzati a costo zero) ed è cambiato il modo di fare le udienze, alle quali partecipano anche i cancellieri». A Vicenza, invece, «abbiamo creato una sezione stralcio – spiega il presidente del tribunale, Alberto Rizzo – per anticipare le decisioni dei procedimenti per cui l’udienza per la precisazione delle conclusioni era stata fissata dal 2020 in poi; e, parallelamente, abbiamo lavorato sull’arretrato patologico». I risultati? Stock ridotto del 7,5% nel 2016, che sale a -11% per le cause più vecchie. «Ma i numeri ora sono ancora migliorati – precisa Rizzo – perché sono state pubblicate numerose sentenze già pronte».
I passi da fare per rendere più efficiente la giustizia civile sono comunque ancora tanti: sia perché restano forti differenze tra i tribunali, sia perché l’impatto sulla durata dei procedimenti è ancora limitato, con alcune sedi dove per arrivare a sentenza servono più di cinque anni.