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 2017  marzo 20 Lunedì calendario

Il ritorno del falco in cima al Pirellone

MILANO Una coppia di falchi pellegrini ha nidificato nel sottotetto del Pirellone. A 125 metri di altezza, al riparo tra i cavi e le unità esterne dei condizionatori d’aria, da qualche giorno i rapaci covano a turno tre uova. I naturalisti, che li hanno «spiati» utilizzando una videocamera nascosta, li hanno ribattezzati Giulia e Giò. Le uova dovrebbero schiudersi entro Pasqua. E da domani le immagini del nido saranno visibili anche su Corriere Tv.
È una storia che parte da lontano, e cioè tre anni fa, con il ritrovamento di due strani pulcini bianchi nel sottotetto del Grattacielo Pirelli. Fu quella la prova che la storia di un rapace in città che si lanciava in picchiata per ghermire in volo cornacchie o piccioni non era una leggenda metropolitana. Accadde infatti, nella primavera del 2014, che i tecnici della manutenzione trovarono i pulli tra un condizionatore d’aria e un cavidotto, una location spartana ma «protetta dalle intemperie», come spiega Guido Pinoli, il naturalista che ne ha seguito le vicissitudini dall’inizio. Nei due anni successivi della famigliola si persero le tracce. Nonostante questo, nel gennaio 2016, Pinoli con la collega Patrizia Cimberio ha deciso di costruire un nido accogliente e collocarlo, d’accordo con i gestori del Palazzo, sotto il tetto, per poterlo monitorare a distanza con una telecamera messa a disposizione da un partner tecnologico (Sinapto.com).
I mesi passano, finché lo scorso novembre ecco in cima al Pirelli «numerose spiumate di uccelli predati, segno che i falchi pellegrino sono tornati», ricostruiscono gli ornitologi. Per mesi Giulia e Giò sono monitorati. Il 10 marzo viene deposto un primo uovo, poi un secondo e, infine, il terzo. Prende così corpo un progetto di scienza partecipata: i lettori potranno collegarsi al sito, osservare il nido e poi comunicare ciò che hanno visto, indicando in modo preciso giorno e orario dell’osservazione, contribuendo così alla raccolta di dati utili a conoscere il comportamento e la biologia di questo rapace e a proteggere la nidificazione a Milano. Da martedì, anche la Regione Lombardia aprirà un blog dedicato alla coppia di falchi.
Qualche studioso ha fatto notare che se il falco pellegrino fosse un aereo sarebbe un capolavoro di meccanica e aerodinamicità. Il naturalista spagnolo Felix Rodriguez De La Fuente lo soprannominò «proiettile vivente»: con un’apertura alare che varia da 80 a 120 centimetri, è conosciuto come uno degli uccelli più veloci al mondo. In picchiata riesce a raggiungere velocità che sfiorano i 360 chilometri orari. La natura lo ha dotato di un corpo a goccia, coda corta e grandi ali che sembrano essere state studiate per sfruttare al massimo i princìpi dell’aerodinamica. All’interno delle sue narici, poi, si trovano degli opercoli che gli consentono di respirare anche in volo. A quelle velocità e altitudini, infatti, la forza e la pressione dell’aria rischierebbe di far esplodere i suoi polmoni.
Il falco pellegrino ha una grande adattabilità, tanto da essere considerato un «animale cosmopolita»: dai cieli aperti e poco popolati, alle vette di campanili e palazzi di città. La nidificazione del pellegrino – così chiamato «perché già nei secoli passati si sono osservati i suoi sposta-menti e le sue comparse in luoghi inaspettati», aggiunge Pinoli – è un buon segno. Significa che la specie è in espansione dalle zone naturali a quelle urbane, dove c’è una adeguata quantità di prede. Negli anni Cinquanta si stava estinguendo a causa dell’uso massiccio del Ddt. Oggi in Lombardia si stima una presenza di una cinquantina di coppie. È una specie protetta. Tra le minacce che deve affrontare ci sono i collezionisti di uova e i bracconieri.