La Gazzetta dello Sport, 20 marzo 2017
Buffon da leggenda: superato Boniperti
Hanno parato tutto quelle manone grandi che adesso giocano spensierate con gli auricolari di uno smartphone: i palloni piovuti da ogni angolo del mondo, le insidie di cui è piena anche la vita di un gigante. Sopra ogni cosa, Gigi Buffon ha parato il tempo e in un pomeriggio come tanti ha ricordato per la milionesima volta che il suo numero dice chi è. Tutto come sempre, in fondo: parata sicura quando serve, rimprovero/incoraggiamento se necessario, abbraccio agli avversari a fine gara. Poco prima, però, aveva aggiunto un altro mattoncino alla leggenda: al 65’ è diventato lo juventino con più minuti in A della storia: ora è a 39.706 in totale. Sembra incredibile, visti gli anni al Parma e la penitenza in B. In quel minuto superava Giampiero Boniperti che ne aveva messi insieme 39.680. Poi ha commentato col sorriso di sempre l’ennesimo record: «Sono molto felice e orgoglioso, il traguardo non è figlio solo del talento. Penso e spero di poter migliorare e avere ancora minuti importanti nelle gambe, nella testa, nel cuore, nelle mani».
MODO DI ESSERE Non chiedetegli un voto per questo ventennio inarrivabile: si definirà «ancora alunno e non professore». Meglio ascoltarlo, invece, mentre riflette sul tempo passato, su ciò che è stato e ciò che sarà ancora: «Se avessi pensato a questo traguardo all’inizio, mi avrebbero internato, ma nella vita e nello sport le cose avvengono naturalmente», ha detto. In fondo, lui vive (e para) bene perché ama davvero ciò che fa, gli piace ancora uscire sui piedi di Muriel e far due chiacchiere coi cronisti nella pancia di Marassi: «In questi ultimi anni per me non è più uno sport, il calcio è un modo di vivere ed essere. Un lavoro a cui ti approcci con più serietà e sforzo, con meno spensieratezza».
NON BRUCIARSI Ci sarebbe pur la gara di ieri, che per Gigi «è fondamentale per lo scudetto» ed è stata vinta «soffrendo, sgomitando, dannandosi». E ci sarebbero pure le sfide di domani, a partire dalla Champions. Forse a Buffon non sarebbe dispiaciuto poi tanto pescare il Leicester: «Il Barcellona nelle due partite è la peggior cosa che possa capitare, in una secca avevamo più chance, ma possiamo farcela. E, comunque, si gioca per provare sensazioni come queste». In un futuro prossimo, invece, è attesa una Nazionale di fenomeni che Buffon benedice già: «L’Italia sta sfornando una nidiata di ragazzi con la testa a posto, grande senso di appartenenza e responsabilità. Dal 2020 fino al 2026-28 avremo una delle Nazionali più forti dell’ultimo ventennio: aiutiamoli a migliorare solo sul campo, senza pensare al resto, agli arbitri…». Fino al 2018 ci sarà anche lui con la fascia al braccio, difficile però che alzi ancora l’asticella perché anche i giganti sanno quando fermarsi: «L’importante nella vita è battersi e vincere. Se vuoi stravincere, ti bruci», dice prima di andare via, mentre le mani grandi giocano ancora come un bambino.