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 2017  marzo 18 Sabato calendario

Tutti i figli di Erdogan

Il suo ministro degli Esteri ha appena promesso di portare la guerra santa nel cuore dell’Europa e ora Erdogan il Grande rivela con quale esercito intende invaderci dall’interno. I neonati. Affacciandosi al balcone del proprio ego in una piazza alla periferia di Istanbul, il ducetto del Bosforo ha lanciato un proclama ai giovani turchi (Orfini per una volta non c’entra) in trasferta permanente nelle nostre lande stanche e brizzolate: restate in Europa e moltiplicatevi, fate cinque figli a testa, riempite di sangue ottomano il continente degli infedeli. Una crociata a colpi di biberon che si insinua nella più profonda delle paure occidentali: risvegliarsi minoranza in casa propria. Perché un conflitto combattuto con la bomba demografica sarebbe l’unico perso in partenza.
I testi di Erdogan sembrano scritti dal ghost-writer di Marine Le Pen o di Salvini (probabilmente lo stesso Salvini). Nel senso che, appena uno sente certi discorsi, è assalito dall’insana voglia di farsi prestare da Trump un muretto o direttamente una catena montuosa. Nel suo delirio narcisista, Erdogan se ne infischia di come potrà sentirsi una turca incinta a passeggio per le strade di Parigi o di Berlino, adesso che le sue parole l’hanno trasformata nel manifesto vivente dell’invasione islamica. Per fortuna il Sultano sottovaluta l’effetto che i costumi europei esercitano sui suoi sudditi maschi. Circondati dalle nostre implacabili armi di distrazione di massa – smartphone, videogiochi, pay tv – già al secondo figlio si accasceranno sul divano. Altro che «mamma li turchi». A salvarci saranno i padri.