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 2017  marzo 20 Lunedì calendario

Schulz presidente della Spd all’unanimità. Erdogan convoca l’ambasciatore tedesco

Su che cosa apriranno i giornali tedeschi stamattina?  

Troppe notizie?
Soprattutto due notizie, tra le quali, per loro, sarà difficile scegliere. Forse anche i nostri redattori capo si sentiranno un minimo in imbarazzo.  

Sentiamo le due notizie.
La tensione tra la Germania e la Turchia, dunque tra la Turchia e l’Europa, è salita ancora. Sabato a Francoforte c’è stata una manifestazione di trentamila curdi immigrati che hanno gridato «no» al referendum indetto da Erdogan per il 16 aprile. Ricorderà che vincendo il sì a questo referendum e approvata quindi una nuova costituzione, Erdogan assumerà tutti i poteri e si tramuterà, più ancora di quanto già non lo sia, in un dittatore. Tra le molte bestie nere dell’uomo ci sono anche i curdi, e proprio i curdi l’altro ieri gli hanno manifestato contro, iniziativa che deve essere stata vissuta come un doppio affronto, perché nei giorni scorsi esponenti politici e di governo favorevoli al referendum hanno tentato di tenere comizi in Germania e in Olanda, e gli è stato proibito, in Olanda è stato addirittura vietato l’atterraggio all’aereo che trasportava il ministro degli esteri Cavusoglu. Olandesi e tedeschi, alle prese con i loro problemi elettorali, definirono «persone indesiderate» i politici che volevano parlare alle comunità turche dei due paesi, mentre poi nessuno ha impedito ai trentamila curdi di manifestare contro Erdogan, agitando persino bandiere del Pkk, il partito dei curdi comunisti e, a fasi alterne, terroristi. Ad Ankara perciò è stato convocato l’ambasciatore tedesco a cui è stato riferito che «la Germania ha messo il suo nome in un nuovo scandalo, il Pkk è un partito terrorista e separatista». Convocare l’ambasciatore è il primo segnale di un riscaldarsi della tensione tra due paesi. Erdogan aveva definito olandesi e tedeschi, per via dei no ai suoi propagandisti, «residui nazisti e fascisti». Ieri ha ricordato l’arresto a Istanbul di Deniz Yucel, corrispondente della Welt. «Grazie a Dio è in galera», ha detto.  

Però, non cedendo a Erdogan, gli olandesi hanno in qualche modo fermato i populisti di Geert Wilders.
Già, e i sondaggi turchi dànno il referendum in bilico tra il sì e il no. Con questo dettaglio: l’elettorato turco che si trova in Europa, a parte i curdi, è nettamente favorevole al sì. Alzare la tensione con gli europei, creare cioè un caso di politica estera, renderà più probabile la vittoria del Presidente? Chi lo sa. Dalla sua, Erdogan ha i tre milioni di profughi siriani che potrebbe lasciar liberi di viaggiare verso l’Europa, rinunciando però ai due miliardi che gli sono stati promessi se se li tiene. Sull’altro lato, russi e iraniani lo stringono in una morsa micidiale, dalla quale Erdogan non sa bene come liberarsi. La morsa è questa: sul destino dell’area dopo la sconfitta dell’Isis saranno Mosca e Teheran a decidere, lasciando a Erdogan, aggregatosi in ritardo (e malvolentieri) allo schieramento anti-Isis, poco margine per dir la sua. L’idea di Trump di impegnarsi al massimo per combattere il califfo, inevitabilmente a fianco di Putin, rende il ruolo della Turchia in quell’area ancora più marginale. La rivincita del referendum e dei pieni poteri è una mossa disperata, che potrebbe risultare fatale se perdente.  

E l’altra notizia su cui i giornali tedeschi e magari anche quelli italiani potrebbero aprire stamattina?
A Berlino il congresso straordinario della Spd, il partito della socialdemocrazia tedesca, ha eletto a suo presidente Martin Schulz. È sensazionale la percentuale: il cento per cento dei delegati ha votato per lui, candidandolo anche alla carica di cancelliere nelle elezioni del prossimo settembre. Il cento per cento non era mai stato raggiunto neanche da Willy Brandt o Gerhard Schroeder.  

È vero che potrebbe battere la Merkel?
Tra la fine di gennaio e i primi di febbraio l’umore degli elettori s’è improvvisamente girato a suo favore. I sondaggisti, in questo momento, lo dànno avanti alla Merkel di dieci-dodici punti. Attenzione: in settembre si vota per le politiche, cioè per i partiti, e in questo momento la Spd è ancora bloccata al 30% dei consensi (comunque in crescita) contro un 34-35% della Cdu. Quindi, si prevede, la Cdu risulterà prima, e si dovrà formare di nuovo un governo di coalizione Cdu-Spd. Ma il capo del governo, cioè il cancelliere, non sarà più Angela, ma proprio Schulz, l’uomo a cui Berlusconi, in un celebre scontro al Parlamento europeo, diede del «kapò». Per noi potrebbe essere una fortuna: Schulz predica contro l’austerità, e in un’intervista di poche settimane fa ha detto: «Bisogna aiutare ad ogni costo l’Italia».