la Repubblica, 17 marzo 2017
L’amaca di Michele Serra
Tutti a dire che non bisogna avere paura; che la paura è la benzina dei nuovi populismi e fascismi; che il pericolo mortale per l’unità europea, per la democrazia, per la lotta al terrorismo, è cedere alla paura. E allora perché tanto spavento, tanto panico di fronte al capopopolo cotonato (e sopravvalutato) che pareva mangiarsi l’Olanda in un boccone, e invece no? C’è totale incoerenza tra le continue prediche anti-paura e l’incontenibile sfiducia in se stessa che l’Europa democratica dimostra ad ogni passo: come se ogni partitello o anche partitone anti-euro e neuro-isolazionista fosse un mostro imbattibile. Come se non esistessero ottime ragioni, condivisibili e popolari, da opporre ai vari Wilders che ruggiscono, spesso, da pulpiti minoritari che i media ingigantiscono (perché la paura è di moda).
La sola vera novità uscita dal voto olandese è l’avanzata sensazionale dei Verdi, guidati da un giovane immigrato che ha preso quasi tanti voti quanti Wilders, ma dicendo l’opposto: frontiere aperte, società multietnica. Si dice sempre che i media non sanno vedere il nuovo che avanza. Hanno sottovalutato Trump, hanno sopravvalutato Wilders, non sapevano niente di Jesse Klaver, trent’anni, arabo-indonesiano, cittadino europeo, vincitore morale delle elezioni in Olanda.