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 2017  marzo 16 Giovedì calendario

Il blog di Grillo che non è di Grillo

La linea di difesa di Grillo («non è responsabile del suo blog») è in linea con i tempi. Li riassume bene, come è giusto che sia per un leader così di tendenza. Grillo «non è responsabile» perché nessuno degli oneri del vecchio mondo politico-mediatico è riproponibile: la rete, così come la modellano i suoi più disinvolti e forse più autentici interpreti, produce profitti ma non ha editori, convoglia miliardi di parole e opere ma misconosce il diritto d’autore, pullula di pubblicità occulta ma senza il filtro di alcuna authority, solleva tremende tempeste verbali ma ricusa i vincoli legali ed etici fin qui noti (la calunnia, il falso, la violazione della privacy). Onori senza oneri; libertà senza responsabilità: una vera pacchia per i più forti. Attribuire un’accusa di corruzione, scritta da una singola mano ma diluita in una specie di voce collettiva, alla «libera circolazione di notizie», è un artificio politico molto classico e molto “partitico”: non prendetevela con me, è l’Idea che parla. Peccato che lo status di “cittadino”, così fondante nella vicenda grillina, ne esca a pezzi: il cittadino ha un nome e un cognome, è il solo autentico depositario dei diritti e dei doveri. Senza deleghe. Mettendoci la faccia. Magari se ci mettesse anche la firma, come facciamo da sempre noi pennivendoli della casta...