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 2017  marzo 11 Sabato calendario

Il riscaldamento globale e la scemenza dei dibattiti

Dividersi sul riscaldamento globale è cretino: non è una cazzata da bipolarismo all’italiana, il riscaldamento c’è, ce ne siamo accorti tutti, per saperlo basta andare in montagna, ricordare che piante mettevamo sul balcone e quali mettiamo adesso, che pesci ci sono ora nel nostro mare, cose così, anche senza conoscere le risultanze della Nasa. È indubbio che il riscaldamento sia causato anche dall’uomo, ma in realtà non sappiamo in che misura: questo rende difficile capire quanto possiamo contenerlo. Ecco perché la nomina del trumpiano Scott Pruitt all’agenzia per la protezione dell’ambiente (Epa) non è una gran notizia: perché non è uno scettico come tanti di noi, è proprio un negazionista sovvenzionato dalle aziende petrolifere, uno che la mette soltanto in chiave economica e sa che un americano inquina tre volte un cinese, che l’Europa se la tira ma le è scoppiato il caso Volkswagen, che per scendere di 2 gradi occorre spendere e abbattere il Pil mondiale da 2 al 6 per cento. Trump non ci pensa nemmeno, mentre Cina, Russia, India e Brasile dicono: ma come, inquinate da 200 anni e volete fermarci ora che ci stiamo sviluppando? Insomma, non è una cazzata per cui dividersi nei talkshow: abbassare il termosifone può far piacere, ma se intanto si scioglie il Polo diventa complicato. Comunque la si pensi, la soluzione è la stessa: bisogna inquinare meno, per cento ragioni. Sarà un formidabile banco di prova per sapere se l’essere umano sarà definitivamente condannato dalla sua scemenza.