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 2017  marzo 13 Lunedì calendario

La battaglia per i pozzi libici e la mano russa che agita la Nato

È sempre più aspra la battaglia che si sta combattendo tra Tripolitania e Cirenaica per il controllo dei terminali petroliferi di Ras Lanuf e Sidr. Gli scontri avvengono a ridosso delle raffinerie, lungo i gasdotti e oleodotti collegati con i giacimenti nel cuore del Fezzan, presso gli enormi depositi di greggio (in grado di contenere oltre mezzo milione di barili ciascuno) in larga parte già distrutti e dati alle fiamme da Isis nel recente passato, e sino ai moli per le petroliere nel Golfo della Sirte. Così in Libia tornano a primeggiare le tensioni e gli interessi, che da decenni dettano legge, per il possesso delle sue risorse energetiche. I soldati di Haftar si erano impossessati della regione in settembre e avevano mantenuto la promessa di passare i proventi energetici alle casse della compagnia petrolifera nazionale a Tripoli. La produzione complessiva di greggio era salita a 700 mila barili quotidiani (poco rispetto a quella prerivoluzione del 2011, pari a 1,6 milioni). Ma due settimane fa erano stati costretti alla fuga. Pare che abbiano subito oltre 50 morti.
Una sfida dominante le lotte di potere interne condizionate dagli interventi stranieri, che ora vedono in crescita l’influenza di Egitto e Russia in sostegno del generale Haftar, l’uomo forte della Cirenaica e ministro della Difesa del governo di Tobruk. La Reuters pubblica un’intervista con Oleg Krinitsyn, direttore della compagnia privata di guardie del corpo russe Rsb, il quale ammette di avere impiegato alcuni suoi agenti nell’Est libico in coordinamento con il governo di Mosca. Una mossa che genera inquietudini tra i Paesi Nato e richiama alla situazione siriana. Contro Haftar sono schierate le milizie di Misurata, oltre a una non meglio definita «Brigata della difesa di Bengasi», composta da elementi del fronte religioso islamico aiutato da Qatar e Turchia, cui potrebbero non essere estranee unità di Isis. Anche il premier del governo di unità nazionale a Tripoli, Fayez Sarraj (sostenuto dall’Onu con il predominante ruolo italiano), dopo il recente fallimento della sua iniziativa di compromesso con Haftar si trova adesso più legato al fronte di Misurata. A complicare la situazione giunge la crescente valenza politica di Saif Al Islam, il figlio più noto del colonnello Gheddafi, che ha creato un proprio movimento, il «Partito repubblicano per la liberazione della Libia», sostenuto anche dalla comunità libica in Egitto.