la Repubblica, 11 marzo 2017
L’amaca di Michele Serra
Alle “comunarie” per il candidato dei Cinque Stelle a Monza hanno votato in sessanta. I candidati erano sette. Ha vinto con venti clic Doride Falduto. Poiché Monza non è un villaggio sperduto, ma una città di centoventimila abitanti, la designazione appare, diciamo così, piuttosto gracile. In Rete la notizia ha prodotto soprattutto pernacchie (uguali e contrarie a quelle che i grillini rivolgono all’universo mondo: chi di fanculo ferisce, di fanculo perisce); ma deprime e preoccupa. Perché così come Monza non è un villaggio, il Movimento non è un circolo di amichetti, ma il primo o il secondo dei partiti italiani. E dunque questi numeri, tanto autarchici quanto stitici, non sono un problema interno di quel partito, ma un problema della democrazia italiana. Esattamente come i vergognosi cammellaggi di massa di certe primarie in carne e ossa (vedi il Pd a Napoli), che però hanno almeno il pregio di essere antropomorfe e cento volte più partecipate.Nella rissa politica, si è portati ad augurarsi che gli altri siano peggiori di noi. Al contrario, sarebbe un bene per tutti se il M5S prendesse atto che i suoi criteri di selezione sono ridicoli da un lato, sospettabili di qualunque arbitrio dall’altro. E li cambiasse.