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 2017  marzo 11 Sabato calendario

Confindustria e l’opzione di Napoletano autosospeso

Non c’è solo il futuro del più importante quotidiano economi-co del Paese sul piatto dell’inchiesta milanese che coinvolge i vertici uscenti del Sole 24 Ore. C’è anche la credibilità di Confindustria. Ora l’iniziativa spetta a Vincenzo Boccia. Il presi-dente di Viale dell’Astrono-mia in un consiglio genera-le di fine dicembre si era fatto carico personalmente del risanamento del giorna-le. Il nodo più urgente riguarda la direzione. Ieri Roberto Napoletano si è confrontato con l’azionista e i vertici aziendali. Un’ipo-tesi in campo è quella dell’autosospensione dal ruolo di direttore in attesa della conclusione dell’in-chiesta, pur rimanendo al servizio del gruppo. L’alternativa sarebbe quella del muro contro muro con la redazione. I giornalisti, infatti, hanno dichiarato sciopero a oltranza in caso Napoletano resti al suo posto. Se quello della dire-zione è il problema immediato, ce n’è un altro altrettanto pressante. Il gruppo ha bisogno di un aumento di capitale da almeno 60 milioni di euro (molti ritengono che 100 milioni sarebbe l’entità giusta). L’ultimo cda, infatti, ha evidenziato un patrimonio netto negativo per 7 milioni di euro. L’aumento dovrà essere approvato dall’assemblea del gruppo a fine aprile. In merito dovrà esprimersi il consiglio generale di Confindustria a fine marzo. Da notare: Viale dell’Astro-nomia ha a riserva una cinquantina di milioni. Boccia ha sempre sostenuto la necessità di mantenere il controllo del Sole. Certo, la partecipazione potrebbe essere in parte diluita con l’aumento, pur rimanendo sopra il 50%. Ma questo non risolverebbe tutto il problema. Come del resto non basterebbe l’alienazione di parte del patrimonio immobiliare dell’associazione. In teoria potrebbero essere coinvolte nell’au-mento alcune territoriali «ricche» come le emiliane o Assolombarda. Ma poi queste stesse territoriali vorrebbero dire la propria sulla gestione del gruppo. E le diversità di visione non mancano. L’intervento di altri soci industriali? L’ipotesi è in campo. Seppure tra mille difficoltà e sospetti. Lo statuto del gruppo, tra l’altro, al momento impedisce partecipazioni da parte di altri investitori superiori al 2%. Il rebus va sciolto in fretta. Anche perché le banche premono. E la Borsa non fa sconti: ieri il gruppo editoriale ha perso il 4,57%.