Il Sole 24 Ore, 10 marzo 2017
Sulle materie prime si proiettano ombre cinesi
La correzione dei prezzi delle materie prime potrebbe rivelarsi temporanea: un ridimensionamento delle posizioni rialziste, certamente eccessive, da cui ripartire per una ripresa più solida. Qualche segnale di allarme arriva però anche dalla Cina, che ormai da anni è diventata un faro decisivo per orientare questi mercati. Le preoccupazioni per il rallentamento dell’economia nel Paese asiatico si sono attenutate rispetto a un anno fa, ma Pechino ha comunque tagliato gli obiettivi di crescita per il 2017 al 6,5%, dal 6,5-6,7% dell’anno scorso. Gli ultimi dati sull’inflazione, pubblicati ieri, evidenziano forti tensioni sui prezzi alla produzione, saliti addirittura del 7,8% in febbraio su base annua: un balzo che non si vedeva da settembre 2008 e che si spiega proprio con l’impennata delle materie prime, a sua volta frutto – in Cina più ancora che altrove – di un risveglio della speculazione, concentrata soprattutto su minerale di ferro, carbone, acciaio, ma anche su altri prodotti. L’inflazione all’origine non si è trasferita sui prezzi al consumo, che sono invece saliti di appena lo 0,8%, ben al di sotto dell’obiettivo del 3% ribadito anche per quest’anno dal premier Li Keqiang: un fatto che potrebbe spiegarsi col peso predominante nell’indice cinese dei generi alimentari (i cui prezzi sono calati) e dei servizi. Ma prevedere le prossime mosse di politica monetaria di Pechino diventa a questo punto più difficile.
Nel frattempo anche dalla bilancia commerciale sono arrivate sorprese: un deficit di 9,15 miliardi di dollari, il primo da tre anni. L’export comincia a mostrare la corda (e potrebbe andare ancora peggio in futuro, se le politiche protezioniste riceveranno un ulteriore impulso con la presidenza Trump negli Usa). Le importazioni cinesi continuano invece a salire. Solo per qualche materia prima, tuttavia, gli acquisti dall’estero sono floridi come un tempo: se l’import di greggio resta vicino ai massimi storici (8,3 milioni di barili al giorno), per il rame c’è stato ad esempio un forte rallentamento, addirittura un calo del 15,8% rispetto a un anno fa se si considerano i primi due mesi dell’anno, com’è opportuno fare per tener conto della data diversa del Capodanno lunare.
Gli investimenti nella rete elettrica – una fonte chiave della domanda di rame – sono crollati a partire dalla seconda metà del 2016. E le scorte del metallo rosso in Cina hanno ripreso ad accumularsi.