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 2017  marzo 08 Mercoledì calendario

Lara Comi: «Avevo solo 26 anni volevo la mamma»

ROMA «La prima volta a Bruxelles avevo 26 anni. Ero giovane e avevo bisogno di mia madre». Si giustifica così Lara Comi, eurodeputata di Forza Italia, tra gli italiani sotto schiaffo da parte dell’ufficio antifrode dell’Ue (Olaf), che indaga su presunti abusi dei rimborsi spese. Nel 2009 l’attuale vicecapogruppo del Ppe volle al suo fianco la madre come assistente parlamentare, contro le regole europee che vietano di assumere parenti.
Comi, trova normale aver ingaggiato sua madre?
«Fino al 2009 il regolamento dell’Eurocamera lo consentiva. Poi nel corso di quell’anno fu introdotto il divieto».
Come l’è venuto in mente?
«Ero giovane, avevo solo 26 anni, non conoscevo nessuno a Bruxelles e avevo bisogno di una persona di fiducia».
26 anni non sono così pochi…
«Sì, ma mia madre è insegnante di italiano. Mi preparava i discorsi, seguiva la mia agenda. Si è messa in aspettativa non retribuita per aiutarmi».
Per quanto tempo ha lavorato per lei?
«Per un anno. Poi ho imparato a muovermi da sola e ho assunto persone normali».
Nel frattempo però il regolamento era già cambiato...
«Sì ma il mio commercialista pensava ci fosse un periodo transitorio di un anno».
Quindi chi ha sbagliato?
«Il mio commercialista, in buona fede».
Gli ha tolto l’incarico per questo?
«Si, ma come figura pubblica rispondo personalmente del debito contratto con l’Ue. Ho già anticipato una prima tranche, il resto me lo tolgono tutti i mesi dallo stipendio di parlamentare. Finirò di pagare nel 2019».
Come mai si accorta dell’errore solo nel 2016?
«È come con Equitalia. Non sai di un’irregolarità finché non ti arriva l’accertamento a casa».
Quanto deve restituire?
«In tutto circa 126mila euro. E badi che sto dando indietro gli stipendi lordi ricevuti da mia madre, comprensivi delle tasse. Oltre il danno anche la beffa».
La sprovveduta però è stata lei, non crede?
«Non c’è stata truffa né inganno da parte mia. Del resto non ne è nata nessuna causa».