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 2017  febbraio 27 Lunedì calendario

Effetto Radja. Un Gattuso che vede la porta

Con la Dea è meglio andarci piano. Atalanta non era, nella mitologia, una dea ma un’eroina bravissima nel tiro e nella corsa. Dee, nella storia, Artemide e Afrodite che, a richiesta, s’impicciavano degli affari dei mortali. Ad Atalanta è attribuito un figlio di nome Partenopeo, e questo ci porta all’attualità. Cinquemila persone ad aspettare la squadra dopo Napoli: giusto e regolare. L’Europa accoglierà sei squadre. La Juve fa il suo campionato, a parte. L’Atalanta è quarta, ha battuto due volte il Napoli senza incassare gol e credo che abbia capito di poter essere una squadra forte nella sfida dell’andata, quando Gasperini si giocava la panchina. Da lì, la svolta. E, a colpi di risultati, la consapevolezza che l’Europa è un traguardo raggiungibile come ai bei tempi di Mondonico. Allora l’uomo- simbolo era il gigante Stromberg, adesso è il piccoletto Gomez, ma vera forza è la qualità e solidità del gioco. Gli hanno venduto Gagliardini, il tecnico non ha fatto una piega. E pure Caldara, che forse resterà per un’altra stagione. I sostituti sono già pronti. Questa è la forza, non solo l’utilità, del vivaio.
Al San Paolo, per difendere il vantaggio con un uomo in meno, normalmente uno stopper starebbe nella sua area. Invece Caldara, che già aveva trovato l’1-0 in mischia, va a cercare il 2-0 e lo ottiene dopo una galoppata in contropiede, ben servito di esterno da Spinazzola (sempre più convincente). Oltre alle traverse, il Napoli ha fatto poco in rapporto all’importanza della partita, dopo Madrid e annessa sfuriata presidenziale. La squadra sembra stanca, non sappiamo se di gambe o di testa o tutt’e due. Perdurando il silenzio- stampa, altra bella trovata, si può solo tirare a indovinare. Penso che non soltanto De Laurentiis contasse su un buon risultato al Bernabeu ma anche buona parte della squadra. Il contraccolpo è stato forte. Lo scudetto ormai è andato. Tra Torino (Coppa Italia), Roma e Champions serve un’impennata d’orgoglio e di gioco. Due obiettivi sono ancora in piedi, con alto coefficiente di difficoltà.
A differenza di molti furbetti, la Juve timbra sempre il cartellino. La sua formula in campionato è q.b., quanto basta. Non cerca goleade, nemmeno tiene moltissimo alla spettacolo. Dà l’impressione di accontentarsi, ma i tre punti li porta a casa. Come porta a casa i giovani che fanno al caso suo. Dopo Rugani, Caldara. In due sono costati come Maksimovic al Napoli, ma questo è un altro discorso. Un altro è quello, stantio, di svarioni arbitrali che alla fine si pareggiano. Meglio non dirlo a Di Francesco: tra andata e ritorno, col Milan, il Sassuolo ha molti motivi per non crederci. Nel Barnum mancava un rigore calciato con entrambi i piedi. Ora c’è.
La Roma vince a San Siro, stacca di altri tre punti il Napoli e può allontanarlo ulteriormente a fine settimana. Nainggolan batte Inter, verrebbe da scrivere, ma sarebbe fare torto alla più sostanziosa, da subito, manovra della Roma. È Handanovic, con due grandi parate nel primo tempo,a tenere in partita l’Inter. Il sigillo è in due formidabili tiri da fuori dell’ex mediano, ora tuttocampista non solo di fatica. È un Gattuso che vede la porta. Ha fatto fare a Gagliardini la figura della scolaretto. Non è colpa di Gagliardini se l’Inter ha praticamente regalato il primo tempo alla Roma. Pioli ha studiato molto, forse troppo, questa sfida, cui l’Inter arrivava con nove vittorie nelle ultime dieci. Ha messo la squadra a specchio con Spalletti, ma senza trarne giovamento. Troppo solo Icardi, solo decorativi Perisic e soprattutto Candreva sulle corsie esterne. Mentre Salah e Peres facevano impazzire D’Ambrosio e Perisic, l’Inter arrivava al tiro rare volte e con gli inserimenti dei centrocampisti (Joao Mario e Brozovic).
Poco gradito dagli interisti l’arbitraggio di Tagliavento, impopolare da quella sera in cui Mourinho fece il gesto delle manette. In effetti, sullo 0-2 c’era un rigore di Strootman su Eder, non fischiato. La recriminazione più fondata è questa. Per il resto, la Roma ha giocato meglio e con idee più chiare. Andare in gol dopo 12’ le ha consentito di praticare il gioco che preferisce, e qui torna in ballo Nainggolan, uno che va all’arrembaggio come le tigri di Mompracem. Forse si libera con una spintarella nell’azione del 2-0, ma poi si fa più di 50 metri di corsa senza incontrare opposizione. Strano, un tecnico equilibrato come Pioli ha mandato in campo una squadra senza equilibrio. Non so se gli sia giunta l’eco delle voci londinesi, cioè Conte corteggiato dai cinesi. Farà bene a tapparsi le orecchie. E a prepararsi a un lungo sprint che deve tener conto anche del Milan. Che continua a vivere al di sopra dei suoi mezzi (della sua rosa, intendo) ma comunque, di riffa o di raffa, è giusto lì, a un punto.