CorrierEconomia, 27 febbraio 2017
Tutti pazzi per le «Stories» di giornata
Prima Snapchat. Poi Instagram. Ora anche Facebook e WhatsApp. Le Stories – cioè l’insieme degli aggiornamenti di stato condivisi in tempo reale, organizzati come un flusso continuo di foto e video che ci accompagna sui social network 24 ore su 24 (non di più, perché appunto dopo 24 ore scompaiono) – sono sbarcate anche qui. Da poche settimane, ma la novità la dice lunga: sono il formato sul quale le principali piattaforme stanno puntando. O meglio, Mark Zuckerberg sta puntando.
Perché le Stories, «inventate» dal papà di Snapchat Evan Spiegel, sono state fin da subito la vera differenza fra l’applicazione di messaggistica e gli altri social. Una sorta di diario che gli utenti aggiornano di continuo e attraverso il quale condividono la vita quotidiana con gli altri utenti dell’app. Ne hanno fatto la fortuna: oggi Snapchat conta 150 milioni di utenti unici quotidiani che ogni giorno si connettono all’app per 25-30 minuti e guardano 10 miliardi di video. Il video, insieme con la fotografia, è la colonna dorsale delle Stories. E diventa un utile strumento per la pubblicità, che su Snapchat arriva proprio nei filmati sotto forma di payroll.
L’anno scorso, da stime interne, l’advertising avrebbe consentito alla startup di arrivare a un fatturato tra i 250 e i 350 milioni di dollari (mentre l’anno precedente ne aveva dichiarati 60) e dovrebbe portare le entrate, secondo le previsioni dell’azienda, a un miliardo entro la fine del 2017. È attesa per marzo la quotazione in offerta pubblica a Wall Street con un valore complessivo della società fino a 22,2 miliardi di dollari (la forchetta di prezzo è tra i 14 e i 16 dollari per azione). Meno di quanto s’immaginava: secondo le prime indiscrezioni il valore dell’operazione era infatti di 25 miliardi.
La battaglia d’agostoChe l’abbassamento dei prezzi arrivi dalla nuova concorrenza di Zuckerberg? La guerra tra lui e Spiegel è iniziata in agosto, quando il patron di Facebook ha annunciato un nuovo strumento identico alle Stories di Snapchat sul proprio Instagram. Gli aggiornamenti durano al massimo dieci secondi e spariscono dopo 24 ore, possono restare privati o essere visualizzati da tutti, possono avere dei filtri ma anche essere integrati con scritte ed emoticon. L’unica differenza riguarda il bacino di utenti, dato che il social delle fotografie conta su oltre 600 milioni di utenti. E in pochi mesi il volume di quelli che caricano le Stories è salito a 150 milioni di persone al giorno: la stessa cifra degli utenti unici quotidiani di Snapchat.
Ora è la volta di Facebook e di WhatsApp. Zuckerberg ha infatti annunciato l’arrivo delle Stories anche sul social e sulla piattaforma di messaggistica. Snapchat si trova quindi di fronte due nuove piattaforme con le quali, più che fare i conti, dovrà trovare il modo di difendersi: Facebook è già arrivata a 1,8 miliardi di utenti unici mensili, WhatsApp ne ha 1,2.
Ma la guerra delle Stories non si limita alla Silicon Valley. La vera battaglia riguarda il tempo e l’attenzione degli utenti: questo nuovo formato è più simile a un palinsesto televisivo che non ai contenuti dei social tradizionali. Si segue una persona o un marchio proprio come si fa con un programma o una serie tv, con la differenza che grazie alle Stories (che permettono di commentare video e foto) si può avere un rapporto diretto e in tempo reale con l’utente che le pubblica.
L’intuizione di Twitter
Insomma, ormai non si tratta di un nuovo formato per i social, ma di un modo diverso e inedito di stare sui social. In fondo Twitter, l’unico social che sulle Stories non sta investendo (almeno a quanto si sa), ci aveva visto giusto puntando sulla tv e sulle interazioni degli utenti rispetto ai programmi televisivi. Senza però immaginare che il concetto stesso di tv sarebbe cambiato, «nascendo» anche sui social network e non semplicemente trasferendosi dai televisori a queste piattaforme.
Intanto, mentre Snapchat (ma anche Instagram, Facebook) ci fornisce le chiavi per costruirci i nostri palinsesti di reality tv, WhatsApp prova a tracciare una strada nuova. Quella dei video tra persone che già si conoscono: gli aggiornamenti non saranno infatti visibili a tutti ma solo alle persone già registrate nella rubrica dello smartphone. Saranno anche più lunghi (45 secondi per video, anziché i canonici dieci). Il fondatore e amministratore delegato dell’app, Jan Koum, ha presentato la nuova funzione spiegando che «le persone usano WhatsApp per far sapere ad amici e persone care che cosa stanno facendo, non soltanto attraverso le parole ma anche tramite foto e video».
I dati lo dimostrano: ogni giorno attraverso la piattaforma vengono inviati 50 miliardi di messaggi, tra i quali 3,3 miliardi di foto, 760 milioni di video e 80 milioni di Gif. Nel corso dell’ultimo anno il numero delle immagini condivise è raddoppiato e quello dei video è triplicato. Con le Stories potrebbero aumentare ancora. Sempre che il fatto di avere tutte queste piattaforme diverse sulle quali condividere il nostro quotidiano non ci spinga a sceglierne solo una per farlo. O a smettere su tutte.