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 2017  febbraio 27 Lunedì calendario

«Gare e appalti anomali alla Farnesina»

ROMA Il picco dell’iceberg è un contratto segnalato anche alla Procura dei giudici contabili. Il ministero degli Affari esteri ha bisogno di una fornitura per un servizio informatico (analisi e progettazione di un nuovo sistema, valore 113 mila euro). Fa partire una richiesta alle imprese con lettera di invito del 7 aprile del 2015. Ma la scadenza per la presentazione dell’offerta viene fissata alle 10 del mattino di tre giorni dopo, il 10 aprile.
Sette imprese ricevono la lettera, una sola presenta un progetto e vince. Le altre sei o si ritirano o fanno presente che non sono in grado di fare un’offerta, visti i tempi ristretti. La Corte dei conti mette nero su bianco che l’offerta riguardava la fornitura di un servizio complesso, che non risultava alcuna urgenza, è d’accordo anche l’Anac, ma la Farnesina tiene il punto, l’urgenza c’era eccome. Un acquisto, praticamente senza gara, fatto in sole 72 ore, una sorta di record.
Poca trasparenza
È forse la storia emblematica della relazione di oltre 100 pagine che la sezione centrale di controllo della Corte dei conti sulle amministrazioni dello Stato segnala, dopo aver scandagliato gare, appalti e acquisti di beni e servizi da parte del ministero degli Affari esteri e del ministero delle Politiche agricole e forestali, negli anni 2012-2015. Tre anni di screening e una serie molto lunga, o molto dolente, di anomalie segnalate, suggerimenti girati all’Anac, modifiche richieste ai due ministeri e al Parlamento, per far fronte a una situazione che secondo i giudici contabili non è il massimo della trasparenza e della buona amministrazione.
Le norme europee
Già la raccolta dei dati si è rilevata «problematica», nonostante gli obblighi di trasparenza, scrive la Corte. «Appare anche eccessivo il numero delle strutture che gestiscono gli acquisti». I giudici contabili giungono a una conclusione amara: «I due ministeri derogano alle normative europee, ma se tale difficoltà fosse suffragata» in modo definitivo «forse bisognerebbe rivedere le norme Ue per renderle più coerenti con le concrete possibilità di farvi fronte da parte degli organismi pubblici italiani». Insomma forse noi italiani abbiamo bisogno di normative ad hoc.
I ministeri di difendono in questo modo: molti acquisti sono da farsi in urgenza, non sono programmabili, ci sono ragioni di sicurezza, di fidelizzazione delle imprese e anche «tante lacune nel sistema Consip». E qui si entra in un ambito confuso, affiora il concetto di scaricabarile. Il sistema Consip del Tesoro, utile per la Sanità e per altri comparti, nato per fare economie di scala, per i due dicasteri funziona poco e male. Sia la Farnesina che il ministero delle Politiche agricole e forestali dicono infatti che spesso c’è da rilevare «l’assenza di servizi e beni necessari, la maggiore economicità di prodotti fuori convenzione, la limitata attendibilità degli adempimenti contrattuali, l’assenza di informazioni tempestive, la lentezza delle procedure». Insomma, per i due organi dello Stato la Consip non funziona, almeno come dovrebbe.
Ma la Corte insiste. C’è anche un altro problema, almeno per la Farnesina: troppo «elevata risulta la secretazione per i contratti, con ricorsi ripetuti alle stesse imprese, anche per quelli sopra soglia» (soglia di valore dei contratti, fissata in 40 mila euro, oltre la quale scattano precisi obblighi di gara di appalto, ndr ). La relazione è frutto della collaborazione fra Corte e ministeri, che si difendono riconoscendo che sono troppi gli uffici che gestiscono gli acquisti, che una razionalizzazione è in atto, ma che il nuovo codice degli appalti confligge con la loro autonomia gestionale.
La difesa
La Corte replica a sua volta, restano ancora troppi gli acquisti, «quasi tutti», effettuati con il cottimo fiduciario e la procedura negoziata, «anziché scegliere procedure aperte». Ma la Farnesina fa valere, come risposta, la specificità dei propri compiti: urgenza, flessibilità, continuità di contraenti, sono necessari per funzioni come quelle del Cerimoniale, dell’Unità di crisi, delle missioni all’estero, o di altre Direzioni, che hanno a che fare con contesti spesso di urgenza, riservatezza istituzionale, non prevedibilità. Un botta e risposta con la Corte lungo oltre 130 pagine.