la Repubblica, 24 febbraio 2017
Di cosa si parla a Belgrado
Come ogni vivace metropoli, la capitale serba ha i suoi eroi a sorpresa, che non vogliono essere definiti eroi. È il caso di Renato Grbic, 55 anni, tre figli e tanti nipoti, vogatore per passione sportiva e oste di una delle tante graziose trattorie vicino al Danubio. Il locale, e il tratto di fiume dove voga per tenersi in forma, sono a un passo dall’enorme ponte di Pancevo: quello preferito dagli aspiranti suicidi. Finora, Renato ne ha salvati almeno 29. La più giovane, una sedicenne, adesso lo visita regolarmente nel suo bel localino. Eroe dei media, celebrato dalla mitica radio B92 e da ogni testata serba, minimizza: «Salvare la gente è semplice dovere etico, non mitizzatemi». Rema col fratello quasi ogni giorno sul Danubio, prima di aprire l’osteria. «Ormai ho imparato a riconoscere da lontano chi passeggia sul ponte vicino al parapetto guardando giù, e anche all’ultimo minuto basta udire bene il rumore: quello di un corpo umano che cade in acqua è diverso dagli altri. Quando li ripesco con la mia barchetta, cambiano volto, glielo leggi in faccia: improvvisamente lieti di essere ancora vivi».Grazie a Renato, la vita nella movida di Belgrado del jazz e dei locali di tendenza non è alle loro spalle. Chi sa, un giorno metteranno su famiglia e narreranno a figli e nipoti di quell’oste.