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 2017  febbraio 23 Giovedì calendario

La rincorsa ai 90 anni

Nel mondo benestante sempre più persone, da qui al 2030, raggiungeranno e supereranno la soglia dei novant’anni di vita. In cima alla classifica ci saranno le donne sud-coreane, seguite dalle francesi e dalle giapponesi. Nel gruppo di testa, alla nona posizione, ci sono anche le italiane. Gli uomini sono alla rincorsa della controparte femminile: si conteranno sempre più «oldest old» come dicono gli anglosassoni, i «vecchi più vecchi», in Corea, ma anche in Italia. E le differenze fra le aspettative di vita fra i due sessi si ridurranno, un po’ dappertutto.
La nuova fotografia della popolazione degli anni a venire, nei 35 Paesi più industrializzati, è stata scattata da uno studio pubblicato sulla rivista inglese Lancet e condotto dall’Imperial College di Londra con l’Organizzazione mondiale della Sanità. Uno studio ricco di dati che ha voluto capire quali Paesi avranno le performance migliori nell’aumentare le loro aspettative di vita. E le peggiori. Chi migliorerà di più sarà, appunto, la Corea seguita dalla Francia e da alcuni Paesi dell’Est Europa, come la Slovenia. L’Italia è ai primi posti, ma siccome vanta già un ottimo standard per quanto riguarda la vita media della popolazione (attualmente è 85 anni per le donne e 80 per gli uomini) potrà migliorare nel raggiungimento della soglia dei novanta, ma meno degli altri.
Chi se la vede male sono gli Stati Uniti, l’unico Paese fra i più ricchi a non avere un sistema sanitario universale per la popolazione (sta per essere smantellato l’Obamacare, il programma di assistenza costruito dall’ex presidente Barack Obama). E anche la Gran Bretagna, dove il vantato National Health Service sta facendo acqua da tutte le parti. Per dire: un italiano vive mille giorni in più rispetto a un inglese.
«Centoventi anni è la durata massima della vita, secondo le ultime ricerche – commenta Carlo Vergani, geriatra dell’Università di Milano —. Possiamo cercare di avvicinarci il più possibile a questo termine, determinato da un mix di genetica e comportamenti, modificando soprattutto gli stili di vita (buona alimentazione e attività fisica) che incidono almeno per il 30% sulla mortalità. Sulla genetica non si può intervenire». La scalata alla longevità dei coreani si basa proprio sul fatto che seguono una dieta salutare e hanno un basso tasso di obesità (principale fattore di rischio di malattia). Tutto il contrario degli americani, fra i più obesi al mondo.
Ci sono motivi di ottimismo per guardare al futuro, ma ci sono anche problemi connessi a questa nuova futura realtà. «I dati di Lancet per l’Italia sono in linea con quelli dell’Istat – conferma Gianpiero Dalla Zuanna, senatore e professore di Demografia all’Università di Padova —: l’età media, 88 anni per le donne e 83 per gli uomini, si alza perché più persone arrivano a 90 e passa anni».
Di fronte a questa situazione si dovranno ripensare i termini del pensionamento e l’assistenza per la popolazione che invecchia, non senza patologie: un conto è la quantità della vita, un conto è la qualità, spesso compromessa da patologie legate all’invecchiamento. «Occorrerà andare in pensione più tardi e riorganizzare il lavoro in base alle capacità di queste persone – commenta Dalla Zuanna —. Abbiamo recuperato almeno dieci anni di vita in salute rispetto al passato». Che vanno reinventati.