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 2017  febbraio 23 Giovedì calendario

Truppe (e soldi) della scissione

ROMA Trentasei deputati (compresi i 17 ex Sel) e 14 senatori ex Dem inquadrati in gruppi parlamentari gemelli che a Palazzo Madama esprimeranno un chiaro sostegno al governo Gentiloni mentre a Montecitorio prevarrebbe la strategia della non fiducia automatica all’esecutivo in carica.
Nascono oggi (o domani se le riunioni notturne non daranno gli esiti sperati) i nuovi gruppi parlamentari a sinistra del Pd scaturiti dalla scissione guidata da Pierluigi Bersani e Roberto Speranza, e supportata da Massimo D’Alema. Al Senato tutto è pronto: 14 bersaniani doc abituati a fare squadra (Fornaro, Gotor, Corsini, Guerra, Dirindin, Gatti, Pegorer, Lo Moro, Migliavacca,Ricchiuti, Sonego, Casson) con la possibilità concreta di portarsi dietro Mucchetti e Micheloni. Ma hanno detto no pezzi pregiati della sinistra storica: Walter Tocci, Mario Tronti e Luigi Manconi.
1 Movimento, 2 gruppiLa forma partito, per il nuovo soggetto politico, è lontana anni luce. Alla Camera sono in corso fitte riunioni tra le due anime del costituendo gruppo: da un lato i 17 transfughi di Sel guidati da Arturo Scotto, che torna nella casa diessina, e dall’altro gli ex Pd (sarebbero 19) che hanno in Bersani il loro faro. Anche a Montecitorio la squadra sembra compatta (oltre a Bersani e Speranza, ci sono Zumpo, Zoggia, Leva, Capodicasa, Zappulla, Agostini, Epifani, Albini, Cimbri, Murer, Bossa, Fontanelli Fossati e altri) ma alla fine sono rimasti in tribuna Andrea Giorgis ed Enzo Lattuca.
Alla Camera, il mancato raggiungimento di quota 40 sbarra la strada alla costituzione di due gruppi federati (ex Pd, ex Sel) che avrebbero potuto anche dividersi sull’appoggio a Gentiloni. Sulla tempistica, poi, risulta che Bersani si sia lamentato mentre le discussioni si dilungavano anche per stabilire se spetta agli ex di Sel il capogruppo della Camera mentre al Senato è in pole position Doris Lo Moro. In ogni caso tutti i parlamentari verseranno 1500 euro al mese al «Movimento» che si finanzierà principalmente con i rimborsi stimati per i nuovi gruppi: 1,9 milioni alla Camera, 900 mila euro al Senato.
«Democratici»?Sul nome da dare ai gruppi e al Movimento sarebbe in atto un braccio di ferro tra l’anima dalemiana (esterna al Parlamento) che spinge per «Uguaglianza e libertà» e i bersaniani ai quali non dispiace «I Democratici» o «Movimento per una costituente del centrosinistra». In ogni caso lo slalom cui sono costretti i copywriter deve evitare i fiori (Margherita), gli alberi (Quercia e Ulivo), gli accenti legati al Novecento (socialisti) e in genere tutto il vocabolario della tradizione Pci-Pds-Ds-Pd.
Il «tesoro» delle sediIl patrimonio dell’ex Pci (oltre duemila immobili e svariate opere d’arte) non è transitato in casa del Pd e ora, diviso tra una sessantina di fondazioni, resterebbe sotto il controllo del senatore Ugo Sposetti (ex Tesoriere della Ditta) che assieme a Piero Fassino e a tanti ex comunisti resta nel Pd a sostenere Andrea Orlando. Ma Massimo D’Alema è convinto che qualcosa si muova: «Le fondazioni sono di proprietà di quelle compagne e di quei compagni che hanno costruito case del popolo e sezioni, non appartengono a Sposetti. Sarebbe un immobiliarista potentissimo, ma è una scemenza».
Territori da convincereSe la scissione non è una crepa netta, che spacca in due il Pd, ma piuttosto un lento riposizionamento delle due anime Dem pre 2007, c’è già il calendario di un Grand Tour d’Italia. D’Alema, con i suoi comitati ConSenso, sarà sabato a Brescia (dove si parlerà di «Sbandamento a sinistra») e a Bergamo e lunedì a Genova e a Savona e, poi, giù per lo Stivale, per una sorta di congresso parallelo itinerante, fino alla data presunta (9 aprile?) delle primarie volute da Renzi in casa del Pd. Lunedì Bersani sarà a Modena per battezzare il Movimento insieme a sindaci, assessori. Sorvegliati speciali, dal Nazareno, restano gli scissionisti di fascia A: il governatore della Toscana Enrico Rossi, il commissario per le zone terremotate Vasco Errani.