Libero, 21 febbraio 2017
L’appunto
Le palme in Piazza Duomo (Milano) sono brutte, stanno male, non si armonizzano come accade in altre zone d’Italia, possono essere carucce ma sono culturalmente amorfe: è tutto qui il mio giudizio, e lo considero abbastanza banale al netto del “bipolarismo delle palme” che sono riusciti a costruirgli attorno. Detto questo, a una certa destra si può rimproverare lo schematismo con cui ha gridato a una “africanizzazione” della piazza, che peraltro peggiorerà con l’arrivo di alcuni banani; alla Giunta e alla Sovrintendenza, di contro, si può obiettare che Milano su certi argomenti è tesa come una corda di violino, quindi potevano e dovevano prevedere che sarebbe successo un casino. Nelle “palme divisive” non c’è niente di creativo o di intelligente, e, se il riflesso della destra è stato sufficientemente esecrato, non si è fatto altrettanto per un neo perbenismo di sinistra che impedisce a tanti milanesi di giudicare una cazzata per quello che è: perché quelle palme, in realtà, non piacciono praticamente a nessuno, neanche al sindaco, altri le sostengono solo perché sgradite alla destra, nell’insieme rendetevi conto a Milano il conformismo progressista si è ridotto a difendere quattro mediocri palme sponsorizzate da Starbucks, una multinazionale statunitense a cui dell’aspetto paesaggistico e storico-artistico gliene fotte sicuramente meno di tutti.