Corriere della Sera, 19 febbraio 2017
Più fondi alla Difesa? Italiani poco propensi
Molti esperti di geopolitica concordano con Donald Trump su un aspetto che riguarda la Nato. Perché, più di 70 anni dopo la fine della Seconda guerra mondiale gli Stati Uniti devono ancora sostenere il peso economico maggiore, il 70% del totale, per garantire la sicurezza militare di alcuni dei Paesi più ricchi del mondo, gli europei? Ci sono motivi strategici, certo, ma alla Conferenza sulla Sicurezza in corso a Monaco un gran numero di esperti ritiene che gli Stati europei membri della Nato dovranno impegnare più risorse se vorranno mantenere lo scudo protettivo. Il problema è che queste aspettative e quelle del presidente americano sembrano parecchio ottimiste. Per arrivare, entro la fine di un eventuale suo secondo mandato, nel 2024, all’obiettivo che hanno concordato, cioè spendere nella Difesa il 2% del loro Pil, i 13 Paesi della Nato che oggi vi investono meno dell’1,2% – tra questi l’Italia e la Germania – dovrebbero aumentare il loro budget militare, ogni anno, della crescita del Pil più un 6%. Ben difficile: l’Europa avrà bisogno della generosità americana ancora per qualche decennio. Ciò che gli europei potrebbero iniziare a fare, oltre ad aumentare gli investimenti in Difesa, è una razionalizzazione del settore e delle attività. Un’analisi McKinsey del dicembre scorso ha calcolato che la sola messa in comune delle procedure di appalto permetterebbe loro di risparmiare fino al 30%. La situazione delle forze armate del Vecchio Continente oggi è molto frammentata. Per dire: ci sono 17 sistemi diversi per carri armati, negli Stati Uniti uno; 20 sistemi di caccia da combattimento, contro i sei americani; 29 tipi di fregate, rispetto ai quattro della Marina d’Oltreoceano; e così via per un totale di 178 sistemi d’armamento in Europa contro i 30 in America. Mentre si impegnano a spendere di più nella Difesa, anche per assicurarsi l’impegno americano nella Nato, gli europei potrebbero provare a razionalizzare il settore. Non facile: gelosie nazionali e interessi industriali finora l’hanno impedito. Realisticamente, Trump ha insomma buone probabilità di rimanere deluso. Tra l’altro, poche opinioni pubbliche vogliono aumentare la spesa militare: in Italia, per dire, il 23% dei cittadini vorrebbe che venisse ridotta e un altro 45% che rimanesse tale, all’1,1% del Pil. Gli italiani sono piuttosto estremi nella loro contrarietà, ma anche gli altri europei non sono affatto entusiasti.