Gazzetta dello Sport, 19 febbraio 2017
Scissioni a go go
Non abbiamo neanche cominciato e già si vede che alle prossime elezioni, quando saranno, potrebbero presentarsi almeno cinque formazioni di sinistra o sedicenti di sinistra: il Pd, la sinistra Pd di Bersani-Emiliano-Rossi-Speranza (nome da trovare), il ConSenso di D’Alema, il Centro progressista di Giuliano Pisapia, Sinistra Italiana, che adesso sta a Rimini per il suo congresso fondativo. Però a Rimini Arturo Scotto, che adesso è capogruppo di Sel alla Camera, è già in dissenso con quelli di Sinistra italiana, che non si vogliono (forse) allargare ad altre formazioni, mentre Scotto si vuole allargare almeno a Pisapia e ai dissindenti del Pd. E infatti il movimento che intende fondare si chiama, o si chiamerebbe, Si Apre. Dice Scotto: «Il mio obiettivo è un nuovo centrosinistra. Oggi la partita conta più del partito. Da domani lavoro a un progetto politico più ampio».
• Cioè sei formazioni.
Ha scritto Mattia Feltri: «Per scissione si nasce e si muore e così, quando nel 1991 nasce il Pds, per scissione nasce Rifondazione in cui confluiscono Democrazia proletaria e Partito comunista dei marxisti-leninisti-Linea Rossa, ma subito si scinde il Movimento dei Comunisti unitari che più avanti fonderà i Ds entrando nel Correntone, tranne alcuni che si scindono e fondano Sinistra democratica per il socialismo europeo, che sarà tra i fondatori di Sinistra e libertà, che sarà tra i fondatori di Sel, ma intanto da Rifondazione si scinde Mara Malavenda che fonda i Cobas e si scinde Cossutta che fonda il PdcI, che subito si scinde e nasce l’Associazione sinistra rossoverde da cui si scinde Marco Rizzo che fonda Comunisti sinistra-popolare, e si scinde Katia Bellillo che fonda Unire la sinistra (e si sottolinea Unire), ma intanto Rifondazione si ri-scinde perché se ne vanno i trotzkisti di Ferrando che fondano il Partito comunista dei lavoratori, allora Rifondazione e Pdci si fondono nella lista Anticapitalista che fallisce il quorum allora si riscindono, e da Rifondazione si scinde l’Ernesto, corrente marxista-leninista e va nel PdcI intanto che Vendola si scinde da Rifondazione e fonda Rifondazione per la sinistra, da cui ci si scinde per fondare Iniziativa comunista, da cui ci si scinde per fondare i Comunisti autorganizzati, da cui ci si scinde per fondare Progetto comunista, da cui ci si scinde per fondare Sinistra classe rivoluzione, e non sarebbe finita qui...».
• Insomma, il Pd si scinde o non si scinde?
Ieri la minoranza, cioè quelli che nel partito stanno a sinistra di Renzi, s’è riunita al Teatro Vittoria di Roma e ha dettato le condizioni per restare dentro il partito: pieno sostegno a Gentiloni fino alla scadenza naturale della legislatura (primavera del 2018), conferenza programmatica a maggio e primarie dopo l’estate. Renzi deve dire di essere d’accordo su questi punti stamattina, durante la riunione dell’Assemblea del Pd. Altrimenti, la sinistra democratica se ne va da un’altra parte.
• Renzi farà questo?
In base alla dichiarazione di Lorenzo Guerini, rilasciata proprio in risposta a queste richieste, si direbbe di no: «Gli ultimatum non sono ricevibili. Questa mattina si sono adoperati toni e parole che nulla hanno a che fare con una comunità che si confronta e discute». Orfini, che dopo le dimissioni da segretario di Renzi dovrebbe diventare il reggente del partito fino alle primarie: «Se davvero Renzi è il vero problema di questo partito, non possiamo deciderlo io, Bersani e D’Alema. Spetta alla nostra comunità valutarlo. È per questo che serve un congresso. Una soluzione credo possa essere di dedicare la prima parte del congresso - da quando viene indetto a quando si presentano le candidature - a una profonda discussione programmatica da svolgere in ogni federazione. Il tempo c’è, la volontà politica anche, mi impegno personalmente a garantirlo. Se lo vogliamo, possiamo andare avanti insieme».
• Credo di sapere che cosa vuole Renzi. La sinistra scissionista, invece, che cosa vuole?
Un partito di sinistra-sinistra. Sentiamo Roberto Speranza: «Avevamo promesso più lavoro e stabilità e ci siamo ritrovati il boom dei voucher; avevamo promesso green economy e ci siamo ritrovati le trivelle e il ’ciaone’; avevamo promesso equità fiscale e abbiamo tolto l’Imu anche ai miliardari». Forti applausi. In platea un ragazzo ha agitato una bandiera tutta rossa. I lavori sono cominciati al canto di «Bandiera rossa la vincerà».
• Ragioni vere della scissione?
Il Pd è il risultato della fusione («fredda» come si disse già allora) degli ex democristiani di sinistra e degli ex comunisti del Pci. In questi dieci anni i due gruppi non si sono integrati, e hanno lavorato a fregarsi uno con l’altro. Non c’è stato un solo momento nella storia della segreteria Renzi (ex Dc) in cui gli ex Pci non gli abbiano messo i bastoni tra le ruote. C’è poi il punto chiave: il segretario preparerà le liste per le prossime elezioni, che siano quest’anno o l’anno prossimo. La minoranza ha poche chance di avere una rappresentanza adeguata. La scissione e la formazione di un nuovo partito è l’unica speranza per avere ancora una qualche rappresentanza in Parlamento. In base ai calcoli di Nando Pagnoncelli, la nuova formazione - che dovrebbe avere Bersani presidente e Emiliano segretario - vale più o meno il 6%.