Il Sole 24 Ore, 17 febbraio 2017
In attesa degli aumenti, sul mercato fanno gola i 13 miliardi di bond garantiti
Il paracadute pubblico vero e proprio, cioè l’aumento di capitale a carico dello Stato, si aprirà non prima della prossima primavera. Cioè quando il Monte dei Paschi dovrebbe essere in grado di avviare la sua manovra da 8,8 miliardi, di cui il 75% coperto con risorse pubbliche. Di lì a poco dovrebbe poi toccare alle ex popolari venete: se dovesse trovare conferma il fabbisogno di 5 miliardi, così come emerso informalmente in questi giorni, lo Stato dovrebbe essere chiamato a versarne circa 3,5, lasciando il resto ad Atlante (che è già azionista e ha tutto l’interesse a non “sparire” dal capitale). In totale fa poco più di 10 miliardi: di qui al terzo trimestre dell’anno rischia di avere già una destinazione la metà delle risorse a copertura del decreto salva-risparmio che da ieri è diventato legge dello Stato.
Ma intanto,secondo quanto risulta a Il Sole 24 Ore, un altro strumento previsto dal decreto di dicembre sta già approdando sul mercato. Con il comprensibile interesse degli investitori.
Si tratta, cioè, dei cinque titoli obbligazionari emessi dal Monte dei Paschi, da Popolare di Vicenza e da Veneto Banca per fare fronte al fabbisogno di liquidità. Siena si è mossa il 25 gennaio, Montebelluna il 2 febbraio e Vicenza il 3: in totale, le tre banche hanno emesso carta per 13,5 miliardi, specificando poi che i vari titoli «sono stati sottoscritti interamente dall’emittente e saranno venduti sul mercato, o utilizzati come collaterale a garanzia di operazioni di finanziamento». In effetti, secondo quanto si apprende da fonti di mercato, negli ultimi giorni si sono effettuati i primi collocamenti a investitori privati, da cui sarebbe emerso un notevole interesse.
Facile capirne il perché: i titoli, essendo garantiti dallo Stato, di fatto equivalgono a un BTp (e non a caso hanno ricevuto un rating analogo ai titoli del debito sovrano); tuttavia, presentano cedole decisamente più accattivanti. Soprattutto nel caso del Monte dei Paschi, che ha emesso 4 miliardi di titoli a scadenza triennale con una cedola dello 0,75%. Praticamente il triplo di quanto pagato dall’ultimo triennale emesso lunedì dal Tesoro, che ha presentato un rendimento medio dello 0,25%, pur in notevole rialzo da gennaio (quando si era fermato allo 0,06%). Di qui l’evidente interesse del mercato: certo le obbligazioni bancarie in questione sono più illiquide rispetto a un BTp, ma nei fatti il rischio è analogo e dunque non c’è da stupirsi se l’appetito non manca. Stesso discorso per i titoli delle due ex popolari venete, che a fronte della stessa scadenza 2020 hanno pagato lo 0,5%: meno del Monte, ma pur sempre il doppio rispetto all’equivalente del BTp. E il margine è ancora più elevato sulle brevi scadenze: il Monte offre lo 0,5% sui 12 mesi (con il Bot equivalente che ieri sul secondario quotava -0,25%), Veneto Banca lo 0,4% sui 24 mesi (BTp a 0,01%). I collocamenti sul mercato, prevedibilmente, proseguiranno nei prossimi mesi, durante i quali peraltro il Monte proseguirà con nuove emissioni per altri 8 miliardi complessivi.
La garanzia pubblica, si diceva, rientra nei 20 miliardi di copertura – a debito – prevista dal Tesoro. Ovviamente non per l’intero ammontare dell’emissione ma per una quota di alcuni punti percentuali (la cifra non è indicata nel testo di legge), parametrati sul rischio della singola obbligazione.
.@marcoferrando77